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Il Pd "sposa" i 5 Stelle. Sì a primarie in Sicilia pur di salvare gli alleati

Letta accetta: prima consultazione comune. Servirà a fermare le liti dei grillini nell'isola

Il Pd "sposa" i 5 Stelle. Sì a primarie in Sicilia pur di salvare gli alleati

«Così diventa la consacrazione di un'alleanza con i Cinque Stelle. Una mossa sbagliatissima, tanto più in questo momento».

In casa Pd, l'ipotesi di primarie congiunte Pd-grillini per le prossime elezioni regionali in Sicilia, scaturita da un ennesimo tete à tete tra Enrico Letta e Giuseppe Conte, non riscuote grande successo. Si tratterebbe della prima (ancorché anomala) consultazione comune per scegliere un candidato comune: una sorta di battesimo di un nuovo Ulivo in salsa populista, indigesto alla sempre più larga componente dem che vorrebbe emancipare il partito dal matrimonio con un M5s sempre più spostato su posizioni anti-Draghi e filo-Salvini (e Putin). E però, spiegano dal Nazareno, il segretario dem in questo caso ha ceduto alle preghiere dell'ex premier, che nell'isola (ex forziere di voti per M5s, ma ormai in caduta libera) si trovava in grossi guai a causa degli scontri interni al suo partito, con l'eurodeputato ex Iena Dino Giarrusso intenzionato a sfidare uno dei capibastone siciliani, Giancarlo Cancelleri, per la candidatura a governatore. «Qui mi si sfascia tutto», era il grido d'allarme di Conte.

Così, il capo grillino ha proposto a Letta di organizzare, dietro il paravento «democratico» delle primarie, uno sbarramento anti-correnti: il regolamento della consultazione, infatti, prevederebbe l'impegno per tutti i competitor partecipanti alla selezione a presentare poi una lista aderente alla coalizione Pd-5S. Niente corse solitarie che ruberebbero al Movimento i (pochi) voti residui. E questa sarebbe la ragione per cui il medesimo Giarrusso, furibondo, ha annunciato la scissione dal partito contiano, con vivace scambio di insulti tra lui e l'ex premier. «In Sicilia si stanno organizzando delle complicatissime primarie all'americana ma è solo un metodo per consentire a chi nel M5s è già al secondo mandato di fare anche il terzo», accusa l'eurodeputato.

Gli stati maggiori di Pd e M5s, per evitare ulteriori strappi, buttano acqua sul fuoco: si tratta di un'ipotesi ancora in fase «interlocutoria» e tutta da definire. In realtà, il patto sarebbe già siglato, e il capogruppo grillino siciliano annuncia giulivo che tutto è già pronto e che saranno le prime primarie con «voto digitale» (su Rousseau?): «L'obiettivo è far scegliere il candidato presidente da quanti più siciliani possibile. Appena il regolamento sarà pronto ci sarà l'ultima valutazione da parte di Letta e Conte: l'incontro di ieri è servito a constatare che il percorso piace».

Di candidati certi, al momento, c'è solo quello della sinistra extra-Pd, Claudio Fava. Forse Cancelleri per M5s, mentre per il Pd sono in lizza Pietro Bartolo, Caterina Chinnici e il segretario regionale Barbagallo. C'è anche l'ipotesi del vice di Letta, Peppe Provenzano, che però resiste alle pressioni. Anche perché di una cosa si dicono certi, in casa dem: «Con M5s in caduta libera e noi la sconfitta, alle Regionali, è praticamente certa, a meno che nel centrodestra Salvini e Meloni non arrivino alle mani.

Ma alla fine non credo ci faranno questo favore», dice un parlamentare dell'isola.

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