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"Il congresso è illegittimo". Nuovo terremoto nel Pd

Il Pd dell'Umbria è attraversato da una crisi profonda di antiche origini: ora tre candidati su quattro al congresso regionale sono pronti a lasciare

"Il congresso è illegittimo". Nuovo terremoto nel Pd

Il Partito democratico umbro è crepato, forse non ancora irrimediabilmente, ma sicuramente le ferite sono molto profonde e ora rischiano di portare il partito a un punto di non ritorno. Mancano pochi giorni all'inizio delle votazioni nei circoli dell'Umbria e tre candidati alla segreteria regionale del Pd hanno minacciato il ritiro nel caso in cui non si interrompesse il percorso congressuale giudicato illegittimo.

Francesco De Rebotti, Massimiliano Presciutti e Alessandro Torrini, tre dei quattro candidati regionali a cui si aggiunge anche Carlo Elia Schoen, candidato provinciale a Perugia, hanno chiesto di incontrare Enrico Letta. Il motivo del contendere è il cronoprogramma deciso dal commissario straordinario regionale Enrico Rossi, nominato da Nicola Zingaretti. Per i dem umbri questa tabella di marcia che prevede le votazioni dei circoli dal 9 al 29 aprile per arrivare all'assemblea regionale il prossimo 15 maggio, non sarebbe stata concordata.

Ora, se non verrà trovata una "soluzione unitaria", i quattro si ritireranno dal congresso ma insieme a loro lasceranno anche i 200 dell’assemblea regionale che li appoggiano. Una frattura che sarebbe insanabile nel Partito democratico umbro. Il motivo di un gesto così drastico e plateale è stato spiegato in una lettera. Il congresso, così com'è impostato, viene ritenuto "illegittimo e dannoso". Con il ritiro dei tre candidati, rimarrebbe solamente Tommaso Bori, un fedelissimo di Nicola Zingaretti, attualmente capogruppo Pd in Consiglio regionale.

La situazione del Partito democratico umbro è drammatica. "Con le dimissioni di Zingaretti tutti gli organismi collegiali e monocratici da lui nominati sono decaduti: Rossi, prima di prendere ogni decisione, avrebbe dovuto aspettare almeno una eventuale conferma e dare a Letta il tempo materiale di occuparsi della vicenda umbra. Solo successivamente il commissario ha chiesto il nostro parere sul nuovo regolamento congressuale", scrivono i quattro nella lettera. La spaccatura con Rossi è totale, come si evince dalla lettera: "Non sussistono le ben che minime condizioni politiche per un confronto di merito. Rossi non ha risposto alle nostre sollecitazioni ed ha proceduto a chiedere ai circoli di convocare i congressi per aprile".

I dissidenti chiedono che cessi la "guerra perenne per un incarico nelle istituzioni" e che si guardi al riformismo piuttosto che al populismo. La richiesta più importante è che vengano ammessi al voto anche i neoiscritti e non solo coloro che avevano la tessera nel 2019 e che l'hanno rinnovata nel 2020. Questa viene definita come una scelta "incomprensibile e irricevibile", tanto che la prossima assemblea viene definita come "un congresso chiuso, un votificio".

La lettera, però, pare sia stata interpretata come una richiesta di accordo da chi non avrebbe nessuna possibilità di vittoria.

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