Coronavirus

Il peggio è passato: così l'effetto relax rallenta i vaccini. "Però non è finita"

Non solo il caos AstraZeneca e le dosi a singhiozzo, in Campania e Liguria slot vuoti. Toti: "C'è chi rinvia per i pochi contagi". Speranza: "La battaglia non è ancora vinta". Rezza: "Obbligo di siero ultima ratio"

Il peggio è passato: così l'effetto relax rallenta i vaccini. "Però non è finita"

Alla vigilia dell'addio alle mascherine, l'Italia tira un sospiro di sollievo. «Non è finita» frenano i virologi. «Sì, ma il peggio è passato» esulta la gente, che finalmente torna a vivere. Ma sarà davvero così? E soprattutto, quella sensazione del «peggio è passato» che effetti sta avendo sulla campagna vaccinale? Vero che molti hub vaccinali sono semi vuoti, altrettanto vero che il grosso è fatto. Ma non sempre le prenotazioni rallentano perchè si è esaurita la platea delle persone da vaccinare. A ridurre le code c'è anche la componente sfiducia, su Astrazeneca e sui vaccini in generale. Risultato: ci sono ancora 3 milioni di «fantasmi» da rintracciare e la vera sfida è proprio ora. Rallentamenti sulle somministrazioni si sono registrate in particolar modo in Campania e in Liguria, sopratutto dopo la morte di Camilla, la 18enne che aveva ricevuto il vaccino durante gli open day di Astrazeneca. «Per la prima volta - spiega il presidente della Liguria, Giovanni Toti - saremo in grado nelle prossime settimane di vaccinare, sia per dosi che per capacità di somministrazione del sistema sanitario regionale, più persone di quelle che sono prenotate nelle liste. Il calo delle richieste è legato a diverse concause: la confusione comunicativa dei giorni scorsi e il caso tragico di Camilla, la fine della scuola e l'inizio delle ferie, oltre al fatto che le categorie di età più basse si sentano meno esposte alle conseguenze del virus e quindi abbiamo meno fretta di prenotarsi».

Fino a questo momento i vaccinati sono oltre 30 milioni con prima dose e 16 milioni con seconda dose (più 1,1 milioni con iniezione unica). Ma non basta. Perchè la campagna vaccinale abbia successo è necessario rintracciare e convincere gli indecisi.

«L'obbligo vaccinale è l'ultima ratio. Quando si fa una campagna vaccinale, si cerca per prima cosa di coinvolgere le persone convincendole» sostiene Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute, in audizione in commissione Sanità al Senato, sullo stato delle attività di testing, tracciamento, sorveglianza e sequenziamento. «È chiaro - spiega - che qualora si dovesse arrivare a una situazione in cui vediamo che c'è una forte resistenza da parte della popolazione, a quel punto, come è successo per gli operatori sanitari, si può arrivare ad estremi rimedi. Ma finché è possibile evitare è meglio, perché è meglio far capire che i vaccini sono uno strumento, e noi non siamo cavie. I vaccini sono stati testati su decine di migliaia di persone».

«Io mi sono vaccinato - aggiunge Rezza - e volentieri farei anche una terza dose di richiamo non appena possibile. Non stiamo sperimentando sul campo». Eppure tra chi non è convinto della vaccinazione serpeggia il dubbio che sia presto per essere sicuri del vaccino e che, tutto sommato, pazienza se si rimanda a settembre. I dati sono buoni e la copertura di gregge sempre più vicina. Paradossalmente è proprio questo sentire comune che inceppa il motore della campagna vaccinale.

A contribuire a rallentamenti e incertezza è anche la consegna a singhiozzi delle dosi che, dopo il precedente dei mesi scorsi, continua a creare problemi nella campagna vaccinale, sollevando le ire dei governatori regionali.

Tuttavia, specifica il ministro alla Salute Roberto Speranza, «c'è un'adesione straordinaria delle persone, che aspettano questo giorno e lo hanno fissato nel loro calendario: e quando questo giorno arriva è un giorno bello per se stessi e per la comunità in cui si vive, perchè è un atto per se stessi, ma è anche un atto di generosità in cui si dà una mano a tutti gli altri a fare un passo in avanti».

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