Pelle, mini e tricot Com'è glamour essere vintage

Miu Miu rivisita gli anni Settanta Acne Studio si ispira all'arte povera

Miuccia Prada parla di conservatorismo, di anni Quaranta in parallelo agli anni Settanta, di Woody Allen e del caldo feroce che fa anche qui a Parigi dove di solito in luglio serve almeno un golfino, mentre noi stiamo ancora giocando a My Fair Lady. La sfilata della collezione Automne di Miu Miu si svolge infatti all'ippodrome d'Auteuil dove la grande signora del made in Italy ha fatto organizzare un'autentica corsa di cavalli all'inglese con tanto di simpatica canaglia che raccoglie le scommesse e fa battute sulla Brexit mentre lo speaker con la voce nasale urla a più non posso nel microfono.

Per la cronaca il nostro cavallo si è rivelato un ronzino, ma anche se avremmo tanto voluto non ce la siamo sentita di urlargli contro «ma che te pesa er c...» come fa Audrey Hepburn ad Ascot in una memorabile scena di quel bellissimo film. La collezione è carina, in alcuni pezzi molto riuscita, ma da Miuccia ci si aspetta sempre di più perchè a furia di dire cose che nessuno sa e pochi capiscono, madame si è conquistata un posto d'onore nel Pantheon dei creativi. Insomma il doppio cappello, i vestitelli anni Quaranta con spalle importanti e maniche a Jambon, le scarpe con la zeppa a dir poco esagerata, i bermuda di pelle e quelle stampe da jocker club britannico non sono il massimo del nuovo. Neanche l'idea dell'arte povera di Burri, Kunellis e Beuys tradotta in moda è il massimo della novità, l'han già fatta qui a Parigi Stefano Pilati per Saint Laurent e a New York Proenza Schouler. Ma quel che ha saputo fare Jonny Johansson per Acne Studios è un'estrema semplificazione nel nome della natura: dal cretto all'abito da spaventapasseri passando per la maglieria primitiva e per accessori come gli orecchini di piume. Interessante anche la citazione culturale che non ha nulla a che vedere con l'arte povera ma con il pittore svedese August Strindberg di cui è stata riprodotta un'intera tela sul tailleur pantaloni. Quanto alla stagione di riferimento della collezione siamo alla resort 2020. Niente a che vedere con la Couture, ma questo ormai è un classico e una cosa su cui bisogna riflettere un po'. S'infilano infatti in calendario cose che non c'entrano nulla tipo le Birkenstock limited edition per l'hotel Il Pellicano a Porto Ercole, un bell'oggetto dal costo esorb itante (380 euro) disegnato da Marie Louise Sciò, sorella di Yvonne.

Molto carina la sfilata in casa di Julie de Libran. Tra salotto e giardino la signora presenta una ventina di capi fatti benissimo e tutti in Italia per donne sottili e chic come lei. Certo una così potrebbe fare in modo egregio la direttrice creativa di qualche marchio importante avendo lavorato con un sacco di grandi: da Ferrè a Marc Jacobs ai tempi di Vuitton. Gabriele Moratti detto Bebe è invece felice del proprio ruolo di Deux ex Machina del brand Redemption oltre a essere uno degli uomini più gentili e bene educati del mondo. La sua uscita finale con occhiata al cielo e lancio del bacio al padre Gianmarco scomparso un anno fa è commovente.

Ma sul fronte moda non si può parlare di couture e rifare le rose del prét à porter di McQueen, i tagli dei vecchi Versace Atelier, le maniche a sbuffo e le cortezze del Saint Laurent di Vaccarello: un gran mescolone pieno di buona volontà.

DFed

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