Le Pen, discorso copiato da Fillon «Strizzata d'occhio ai suoi elettori»

Tv e web contro Marine. Ballottaggio, la sinistra si astiene

Francesco De Remigis

Da ieri è apparsa una nuova parola nella campagna presidenziale francese: plagio. Si è infatti scoperto che il testo letto da Marine Le Pen nel suo ultimo comizio non fosse tutta farina del suo sacco. Anzi, parola per parola, per due minuti abbondanti, citava un intervento di François Fillon fatto appena tre settimane prima, il 15 aprile. Senza dichiararlo, né citare il repubblicano sconfitto al primo turno, Marine ha messo la consueta energia dal palco di Villepinte (banlieue di Parigi) il 1° maggio, facendo propri paragrafi interi su «frontiere» e lingua: «Se si impara la nostra lingua in Argentina o in Polonia, se esistono liste d'attesa per iscriversi al liceo francese di Rabat o di Roma, se Parigi è ancora la prima destinazione turistica mondiale, è perché la Francia è più di una potenza industriale, agricola o militare».

Come è stato possibile? «Una strizzata d'occhio voluta, apprezzata e capita dagli elettori di Fillon», prova a chiarire il direttore della campagna lepenista David Rachline. La mette sul piano della strategia, ma su Twitter l'hashtag «plagio» è tra i più citati. «Il vero plagio è quello di Macron che passa il tempo plagiare Hollande. È il suo erede si difende Rachline su France 2 oggi Macron è il candidato del mondo della finanza». L'accusa di essere il rappresentante della finanza l'aveva lanciata Le Pen a Villepinte. Ma le critiche a Macron ieri sembravano superate da quegli interminabili minuti che tutte le tv mandavano in onda: Marine che cita parola per parola Fillon. On line, sui tg, lo schermo diviso in due col repubblicano Fillon da una parte e Marine dall'altra in simultanea.

Macron intanto rifiuta di aderire alla richiesta di Jean-Luc Mélenchon: togliere dal programma la flessibilità sul lavoro per avere il suo sostegno. «Non cambio il mio progetto per convincere le persone che non hanno votato per me al 1° turno», spiega. Al tempo stesso, «prendo atto che ci sono cittadini che voteranno per me come seconda scelta». Intesa fallita, dunque, ma resta in vantaggio nei sondaggi 59 a 41.

Con la consapevolezza che domenica sarà scelto comunque da molti gollisti, socialisti e anche da parte dei «non sottomessi». La consultazione-verità di Mélenchon, resa nota ieri sui 450mila militanti, dice che i due terzi della «Francia ribelle» sceglierà la scheda bianca o l'astensione. Il 34% Macron.

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