Pensionato sparò ai ladri ma per i giudici ha agito come un killer

Ermes Mattielli fu condannato a 5 anni per tentato omicidio e morì di crepacuore. Oggi è diventato il simbolo di una legge da riformare

Pensionato sparò ai ladri ma per i giudici ha agito come un killer

La premessa d'obbligo è - drammaticamente - sempre la stessa: la sentenza (e con essa la successiva motivazione) non fa giuridicamente una piega, le toghe hanno solo applicato la legge. Ma se dal codice penale ci trasferiamo al codice del buonsenso, la «piega» diventa evidente. Anzi, clamorosa. Un povero Cristo che si trova i ladri in casa, può impugnare la pistola e sparare? Per tutti i falsi «giuristi», habitué dei «bar sport» d'Italia, la risposta è «sì»; per tutti i giuristi veri, habitué dei tribunali del nostro Paese, la risposta è «no». Qui non siamo in America, la legittima difesa è regolata da norme di civiltà che evitino il rischio dei giustizieri fai-da-te. Giusto? Sbagliato? Il Far West non è una bella cosa, ma non è bello neppure ciò che è capitato al pensionato Ermes Mattielli: esasperato dai continui furti, un giorno spara e ferisce due nomadi che stavano razziando le misere cose che per Ermes rappresentavano l'unica fonte di sussistenza. Mattielli faceva il robivecchi, viveva da solo. Con poco, anzi pochissimo. Il suo unico desiderio era vivere in pace. Invece i ladri lo avevano preso di mira. Sapevano che con Ermes andavano sul «sicuro». Non rischiavano nulla. Invece un giorno Ermes reagì. I due ladri seriali furono feriti da 12 proiettili esplosi in un impeto di rabbia. E fu la fine. Soprattutto per Ermes. Un primo processo: condannato per eccesso di legittima difesa. Un secondo processo: condanna ancora più dura per tentato omicidio, 5 anni e 4 mesi di carcere. Una mazzata terribile per Ermes che nel novembre scorso muore stroncato da un infarto. Oggi, per quella seconda condanna, sono arrivate le motivazioni: «Ermes Mattielli non aveva necessità di difendersi sparando. Tantomeno di scaricare addosso ai due nomadi, entrati nel suo terreno per rubare fili di rame, dodici colpi di pistola». Tradotto: Ermes si è comportato più come un killer che come un cittadino vittima di un sopruso. È questo, in sintesi, quanto sostiene il tribunale nel motivare la sentenza di condanna a carico dell'ex robivecchi di Arsiero (Vicenza). Sentenza (previsti anche 135 mila euro di risarcimento per le sue vittime) arrivata quasi 10 anni dopo la sparatoria avvenuta la notte del 13 giugno 2006. «I presupposti per riconoscere la necessità di un intervento difensivo armato a tutela dell'incolumità dello sparatore (Mattielli ndr) devono essere decisamente esclusi», scrivono i giudici. Una brutta storia, resa ancora più deprimente dall'ignobile gazzarra pseudo-politica che accompagnò i funerali di Ermes. Grida, urla, insulti. Sedicenti «indipendentisti veneti» a vomitare idiozie contro i sindaci dei paesi vicini intervenuti alle esequie.

Qualcuno di loro fu anche costretto a levarsi la fascia tricolore per assecondare un gruppetto di idioti con le bandiere del leone della Repubblica Serenissima. Per quelle scene ancora oggi Ermes, forse, si rivolterà nella tomba.

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