Dalle piazze alle distillerie. Luigi Di Maio sceglie l'ex fabbrica pescarese del liquore Aurum per prendersi definitivamente il Movimento che fu di Beppe Grillo. L'ex comico «sarà sempre una parte fondamentale» della galassia pentastellata, dice il candidato premier durante l'evento conclusivo del villaggio Rousseau. Presentando alla platea il programma di governo dei 5 Stelle, Di Maio indica la rotta. Nel documento di venti punti letto alla stampa e ai militanti non ci sono accenni al referendum sull'euro, che finisce nel cassetto: «Non vogliamo rompere con l'Ue», scandisce il vicepresidente della Camera. E il no alle alleanze con chi ci sta, pronunciato da Grillo al Viminale, oggi è lontanissimo: «Voglio lanciare una sfida a tutte le forze politiche italiane: diteci perché non siete disponibili a convergere su questi 20 punti, perché ve lo chiederemo la sera del 4 marzo con un appello pubblico». Il panda, che il fondatore citava come esempio di animale dalla dieta selettiva, ha deciso di mangiare la famosa carne cruda.
Il distacco del blog di Grillo dall'universo delle piattaforme ufficiali a 5 stelle è imminente. Tutto, nella tre giorni dedicata alla formazione politica degli iscritti, indica il passaggio di testimone. Non più i grandi palchi e le folle oceaniche. È finito il tempo dei vaffa-day. Di Maio, per la sua kermesse, sceglie i corridoi bianchi e gli eleganti saloni dello storico stabilimento divenuto centro congressi. «L'anima movimentista resta viva. Ma dobbiamo dotarci delle competenze necessarie per affrontare le grandi questioni», spiega il senatore Nicola Morra. E pazienza se sabato il sociologo canadese Derrick De Kerkhove ha detto che «l'algoritmo non è democrazia».
L'edificio è affollato di militanti e aspiranti onorevoli, che si sono fatti avanti alle votazioni online. Umberto ha cercato di correre per un posto da senatore a Roma, «ma non ho chance, eravamo oltre mille persone», dice. Di Maio dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Da una parte flirta con gli imprenditori, promettendo sgravi fiscali, la fine «di lacci e lacciuoli» burocratici e l'abolizione immediata di ben 400 leggi. Dall'altra, si rivolge alle classi medie, assicurando non più soltanto il reddito, ma anche «la pensione di cittadinanza». In barba alla vecchia filosofia dell'uno vale uno, messi in fila accanto al candidato premier c'erano candidati in grado di attirare l'attenzione. Il comandante Gregorio De Falco è stato assalito dagli attivisti, che lo hanno salutato con un «benvenuto a bordo» di «schettiniana memoria». In prima fila, assieme a De Falco, c'erano Davide Casaleggio e il numero uno di Adusbef, Elio Lannutti. Con loro, il presidente del forum italiano sulla disabilità, Vincenzo Zoccano, e il giornalista Emilio Carelli, seduto poco dietro. Gli ultimi due, ha annunciato Di Maio, si presenteranno nei collegi uninominali. Ed è proprio sui collegi che si stanno concentrando i vertici del Movimento, che devono anche fare i conti con le minacce di ricorso da parte degli esclusi dalle parlamentarie.
I nomi dei candidati esterni per gli uninominali «saranno diffusi la prossima settimana», annuncia il leader. Che poi torna a sfidare direttamente i competitor: «Credono di aver già vinto negli uninominali, ma alcuni dei nostri sono stati contattati per dire ti prego, non ti candidare con loro, ci rovini».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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