Durante la Guerra fredda America e Gran Bretagna avevano bisogno dell'Europa sia come base militare, sia come alleata, sia come sostegno ideologico-culturale contro «l'impero del male». Con la dissoluzione dell'Unione Sovietica non serve più. Nello stesso tempo però agli europei è apparsa una opportunità nuova: la Russia, scrollatasi di dosso il terrore staliniano, emergeva come nazione che ritrova il suo spazio e il suo ruolo nell'Europa a cui appartiene storicamente e culturalmente. In quel momento poteva mettersi in atto il processo di avvicinamento della Russia e dell'Europa occidentale. Ma Stati Uniti e Gran Bretagna hanno avuto paura che potesse nascere una grande potenza che va dall'Atlantico a Vladivostok, ed hanno fatto di tutto per impedirlo. L'occasione è stata la crisi ucraina. Sostenendo il nazionalismo ucraino, mobilitando la Nato, imponendo severe sanzioni, gli anglosassoni hanno cacciato la Russia in Asia e trasformato l'Europa occidentale in una loro colonia.
È successo allora in Europa quello che era accaduto in Italia nel Cinquecento con le invasioni straniere e la perdita dell'autonomia. All'epoca di Lorenzo il Magnifico Firenze era piena di geni e costituiva un centro e un punto di riferimento europeo. E lo stesso valeva per Milano, Venezia, Mantova, Ferrara. Ma non appena la penisola è stata occupata dagli eserciti stranieri, è scomparsa ogni creatività e tutto si è appiattito. Oggi avviene lo stesso all'Europa diventata colonia anglosassone. La dipendenza politica paralizza il pensiero perché la gente pensa se può avere un obbiettivo, un progetto, una meta. Quando ha preso una decisione, pensa se può realizzarla, ma smette di pensare quando sono sempre gli altri che decidono per lei.
Per di più, come colonia angloamericana l'Europa si trova alleata dei Paesi arabi più ricchi, più retrivi e più integralisti del mondo islamico, in contrasto evidente con tutti i valori cristiani e illuministici della sua tradizione.
È questa l'Eurabia di cui parla la Fallaci. Quella che rinuncia non solo alla sua libertà, ma anche alle sue radici, ai suoi valori, alla sua dignità, che sa di tradire la propria storia, ma non ha più la forza e la voglia di rialzare la testa.
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