Quella difesa della Lamorgese che fa acqua da tutte le parti

Il Foglio difende il ministro Lamorgese sul caso del migrante che ha colpito a Cannes, mettendo in mezzo Matteo Salvini. Ma l'ex ministro dell'Interno non ha responsabilità. Ecco perché

Quella difesa della Lamorgese che fa acqua da tutte le parti

Il migrante che ha aggredito il poliziotto a Cannes era passato dall'Italia, ma il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese non ha chiarito i contorni della vicenda. Sembra infatti che il responsabile dell'episodio avesse un permesso di soggiorno italiano. L'immigrato - com'è noto - ha anche inneggiato ad Allah. Quanto accaduto pone una serie di interrogativi relativi anche allo stato di salute della sicurezza del Belpaese, che si conferma essere una via di passaggio per coloro che, in nome del fondamentalismo, poi tendono a colpire al di fuori dei nostri confini nazionali.

Il leader del Carroccio ed ex inquilino del Viminale Matteo Salvini, in questi giorni, ha chiesto spiegazioni al ministro degli Interni. Nel corso della giornata odierna, Il Foglio ha difeso il ministro del governo presieduto da Mario Draghi, sostenendo che il permesso di soggiorno fosse stato consegnato a Lakhdar B proprio durante l'esperienza gialloverde, dunque in contemporanea con il mandato agli Interni del leghista: "Ce l’aveva perché era stato durante la permanenza di Salvini al Viminale, il 25 ottobre 2018, che gli fu concessa una carta di soggiorno a tempo indeterminato. Ed è con quel documento, tuttora valido nell’intera area Schengen, che ha potuto viaggiare tra Italia e Francia".

E ancora, si legge sul quotidiano diretto da Claudio Cerasa: "E certo non fu un errore, quello del Viminale. Perché l’uomo non aveva precedenti penali né segnalazioni a suo carico". Quindi il ministro Lamorgese sarebbe esente da qualunque responsabilità. E a Salvini, invece, potrebbe essere "imputata" più di qualche "colpa". Ma la ricostruzione non regge.

Stando a quanto appreso da Il Giornale, infatti, Lakhdar B. ha fatto il suo ingresso in Italia ben prima che Matteo Salvini mettesse piede al Viminale, ossia nel 2008. Il primo permesso di soggiorno è stato concesso al migrante nel 2011, quando il leader della Lega era ben distante da un incarico di governo. Poi, nel 2014, Lakhdar B. è riuscito nel suo intento di rimanere in Italia, grazie ad un altro anno di permanenza. Nel 2015, poi, l'impiego come ambulante, quindi un altro permesso di soggiorno nel 2015, un'altra annualità in cui - com'è noto - Salvini non ricopriva ancora il ruolo di ministro dell'Interno. Insomma, il leader del Carroccio con il passaggio in Italia del migrante che ha accoltellato il poliziotto a Cannes non c'entra niente.

A voler distribuire responsabilità, si potrebbe sottolineare come tutti i documenti rilasciati siano stati concessi grazie a politiche di centrosinistra. Il tutto andrebbe condito dal colore politico delle disposizioniaperturiste che hanno fatto sì che i permessi di soggiorno venissero con puntualità rinnovati. Dunque Lakhdar B., nel momento in cui Salvini si è insediato al Viminale, risultava essere in possesso di un lavoro regolare e privo di precedenti. Il Foglio difende la Lamorgese, tirando in ballo chi, al limite, avrebbe potuto forse prevedere il gesto del migrante attraverso una palla di vetro.

Nel 2018, quando i documenti sono stati estesi, la procedura è scattata in automatico. E non sarebbe potuto accadere altrimenti, considerata la mancanza di precedenti e l'impiego.

Responsabilizzare Salvini per il permesso di soggiorno di Lakhdar B., in fin dei conti, non ha senso.

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