di Massimiliano Parente
«Q uesto è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco passo per l'umanità» disse Neil Armstrong il 21 luglio del 1969 quando poggiò il suo piede sulla Luna, e tutti erano lì a sentirlo, giustamente emozionati, perché eravamo arrivati sul nostro satellite, distante oltre trecentomila chilometri. Pensateci: da quando c'è la vita sulla Terra, quasi quattro miliardi di anni, una specie vivente relativamente recente, di appena duecentomila anni, riesce a uscire dal pianeta e a andare sulla Luna, chi l'avrebbe mai detto? Oggi siamo andati molto più lontani, siamo atterrati su Marte, ovvero ammartati. Ma non noi in carne e ossa, piuttosto dei robot. L'ultimo a toccare la superficie marziana è il lander Insight, che quasi in diretta ha inviato alla Terra un selfie commentando: «Qui una bellezza tranquilla. Mi guardo attorno per esplorare la mia nuova casa». Non è che questa frase ricorra nelle recenti conversazioni quotidiane, anzi ben pochi la conoscono. Sarà perché è un robot? Ma il robot lo abbiamo costruito noi, e ha intrapreso ben duecentocinque giorni di viaggio prima di arrivare su Marte, cioè ha percorso circa mezzo miliardo di chilometri nello spazio, altro che Luna, dovrebbe essere un motivo per essere ancora una volta stupefatti. Con un esito non così scontato, visto che oltre il quaranta per cento delle missioni su Marte sono finite male. E allora, perché il mondo ricorda ancora la frase di Armstrong e quella di Insight passa inosservata? Probabilmente per abitudine, perché nonostante si comunichi ogni giorno grazie a apparati tecnologici, non ci rendiamo conto della tecnologia, la diamo per scontata. E perché su Marte, probabilmente, vogliamo vedere un essere umano, come nel film The Martian. Ma perché non siamo ancora andati su Marte, nonostante fosse già nei progetti di Wernher Von Braun, l'ex nazista grazie al quale siamo andati sulla Luna? Perché è troppo distante, perché ci sono troppe radiazioni (l'Universo, signore mie, è cancerogeno), perché costerebbe troppo. Quindi, nel frattempo, su Marte ci abbiamo mandato dei robot, e il robot manda selfie e twitta, una figata. Voglio dire, tra un messaggio e l'altro su Whatsapp, sarebbe bene emozionarci un minimo per Insight.
È un piccolo passo per un robot, ma un grande passo per l'umanità. Insomma, cerchiamo di fare in modo che l'intelligenza artificiale non sia più sentimentalmente avanzata della nostra deficienza naturale, e che a commuoversi non siano solo quelli della Nasa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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