Percosse in cella, arriva l'ispezione. I tentati depistaggi provati dalle chat

Il Dap invia gli 007 in Campania. Sui detenuti morti a Modena ricorso alla Cedu

Percosse in cella, arriva l'ispezione. I tentati depistaggi provati dalle chat

Alcuni agenti della polizia penitenziaria sotto inchiesta per i fatti di Santa Maria Capua Vetere avrebbero depistato le indagini. I manganelli e le spranghe ripresi nei video, i pentolini sul fuoco per aggredire le guardie carcerarie e tutte le altre prove che inizialmente avevano fatto pensare a un'aggressione vera e propria al personale della polizia penitenziaria da parte dei detenuti sarebbero stati piazzati proprio dagli uomini e dalle donne in divisa.

È nelle chat Whatsapp di cui sono in possesso gli inquirenti che viene fuori la triste realtà. Si tentò persino di cancellare le registrazioni delle telecamere di sorveglianza che erano state dimenticate accese.

Il commissario capo Anna Rita Costanzo, secondo quanto riportato nelle carte della procura, scrisse a un collega: «Con discrezione e con qualcuno fidato fai delle foto a qualche spranga di ferro. In qualche cella in assenza di detenuti fotografa qualche pentolino su fornellino anche con acqua».Per il giudice per le indagini preliminari Sergio Enea, «il tutto serviva ad accreditare la tesi secondo cui le lesioni subite dai detenuti fossero causate dalla necessità di vincere la loro resistenza».

In un'altra chat uno degli agenti chiede di bloccare ancora i detenuti, di non farli scendere dal medico, di «temporeggiare ancora qualche giorno, così», si legge ancora, «non avranno più segni».

Insomma, per il gip c'era la «pervicace volontà» di non dare assistenza medica a chi era stato malmenato. Il quadro che appare è quello di una vera e propria «spedizione punitiva», di un tentativo di mattanza contro i carcerati, rei di essersi rivoltati contro chi li doveva controllare dopo la notizia che uno di loro aveva preso il Covid.

Per questo nel prossimi giorni, si apprende da fonti di via Arenula, «avverrà l'ispezione disposta dal Dap nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dopo il via libera dall'autorità giudiziaria. A capo della commissione ispettiva, è stato indicato il direttore generale detenuti e trattamento, Gianfranco De Gesù. Un segnale del fatto che il Dap vuole seguire in modo diretto le attività ispettive, visto che il direttore generale riferisce direttamente ai vertici Dap».

La linea intrapresa è quella di andare verso una commissione parlamentare d'inchiesta che tratti tutte le violenze che si sono perpetrate nelle carceri italiane negli ultimi anni. «Ci stiamo pensando. È una strada percorribile, occorre fare chiarezza», spiega il senatore dem Franco Mirabelli. I dem hanno invitato la Lega a collaborare sulla riforma dell'ordinamento penitenziario.

Il segretario del partito del Carroccio, Matteo Salvini, che l'altro ieri si è recato a Santa Maria Capua Vetere, ha dichiarato: «Chi ha una divisa ha il doppio delle responsabilità e, dunque, deve pagare più degli altri. Però non si può dare del macellaio all'intero corpo della Polizia penitenziaria, che fa un lavoro enorme».

Per le sue parole è stato attaccato dal senatore Andrea Marcucci (Pd), secondo il quale la Lega «cerca impossibili giustificazioni per l'immondo pestaggio di Santa Maria Capua Vetere».

Sulla questione carceri interviene anche l'associazione Antigone, una delle più attive nel monitorare la situazione dei penitenziari italiani, che si dice pronta a ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo «contro l'archiviazione decisa dal gip di Modena dell'inchiesta a carico di ignoti sulla morte di otto detenuti nella rivolta dell'8 marzo del 2020 al penitenziario Sant'Anna».

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