Pericolo caduta leader: è un 2016 anti-sistema. Si salva solo la Merkel

Obama, Cameron, Hollande, Renzi: l'avanzata dei populisti travolge sia l'Europa sia gli Usa

Pericolo caduta leader: è un 2016 anti-sistema. Si salva solo la Merkel

Un anno nero, anzi, nerissimo per molti leader del Vecchio Continente, e non solo. Soprattutto per quelli che si ostinano a puntellare questo cadente edificio che è l'Ue. Non è sfuggito a nessuno che il No schiacciante degli italiani al referendum non è solo un rifiuto delle riforme, ma un atto di sfiducia nel governo Renzi e in quest'Europa che ha trasformato il sogno dell'Unione in un incubo. Certo, non è tutto da buttare quello che si è costruito in tanti anni, ma da quando Bruxelles (e i suoi burattinai) condiziona ogni giorno la vita politica, economica e sociale del nostro e di altri Paesi, privandoci senza sosta della sovranità, l'aria è cambiata.

Anche un cieco si renderebbe conto che la nascita, la proliferazione e la crescita di tanti movimenti anti europeisti ha precise motivazioni, che non possono essere circoscritte con sufficienza, come fa la sinistra, nel populismo o nella xenofobia. No, c'è ben altro. Non è l'Europa che non va, ma questa Ue costruita a tavolino che, imprimendo delle priorità, come la moneta unica e non solo, ha fallito il suo obiettivo: la totale integrazione dei suoi membri. Non staremo qui a elencare le disparità, sappiamo bene cosa accade. E questo ha fatto riflettere molti cittadini, che quando hanno potuto esprimersi hanno molto spesso fatto tremare le fondamenta dell'Ue, soprattutto nel 2016.

Le vittime illustri sono tante, a cominciare dall'ex premier britannico David Cameron. Come per Renzi, anche per l'ex leader conservatore è stato fatale un referendum. Entrambi sono accomunati dallo stesso errore: puntare tutto sul voto e legare il proprio destino al risultato. L'epilogo lo conosciamo, i cittadini della Gran Bretagna hanno deciso di uscire dall'Ue. Cameron, come altri leader, non ha valutato attentamente il sentimento popolare. La crisi economica, l'emergenza immigrazione, le minacce terroristiche hanno pesato più dell'amore, che forse non c'è mai stato, per quest'Europa. Quando gran parte dei conservatori, capeggiati dal suo rivale Boris Johnson, gli ha voltato le spalle abbracciando la Brexit con gli indipendentisti dell'Ukip è stata la fine. Per i britannici il principio di sovranità è qualcosa di sacro, proprio per questo non avevano aderito all'euro: perché avere il controllo della moneta significa avere il controllo dell'economia. E così Londra ha lasciato l'Ue e Cameron ha presentato le dimissioni.

Ma in Europa sono pochi a sorridere. Anche in Francia c'è chi ha traballato a lungo e ha deciso di gettare la spugna. Parliamo del presidente François Hollande. Il Paese ha attraversato anni difficili, la crisi è andata di pari passo con il declino industriale, e poi le tensioni etniche nelle periferie, gli attentati. In questo clima d'emergenza è mancata totalmente una guida e Hollande ha dimostrato di non avere carisma e neppure capacità di leadership. Nel partito socialista sono scoppiate rivalità interne che finora covavano sotto la cenere e il presidente ha così deciso di non ricandidarsi di nuovo all'Eliseo. In questo scenario, è cresciuto a dismisura il Front National di Marine Le Pen, consapevole che i francesi hanno chiaro in testa quali siano le priorità. Ai socialisti, piombati nella più totale confusione, non resta che aggrapparsi al futuro candidato neogollista all'Eliseo, quel François Fillon, ultraconservatore e tutt'altro che amante di questa Europa. Ma, dicono in casa Ps, meglio lui che lo spettro Le Pen.

L'unica a resistere sembra essere Angela Merkel, anche se la Cdu è già in allarme dopo le batoste elettorali alle amministrative. Ma la cancelliera ha deciso di ripresentarsi, nonostante la sua politica di apertura agli immigrati (imposta a tutta Europa e non solo alla Germania) abbia fatto rinascere un partito nazionalista e sia stata mal digerita da gran parte dei tedeschi.

La Merkel tira dritto ma rischia molto, anche se nel suo partito, nonostante la fronda, non c'è ancora un rivale di rilievo. Se non dovesse farcela, i quattro Paesi più importanti d'Europa avrebbero perso tutti i loro leader sotto i colpi dell'euroscetticismo. Come gli Usa hanno voltato le spalle a Obama per Trump.

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