I cristiani rappresentano la comunità religiosa «più perseguitata al mondo»; è una «persecuzione sistematica» e dietro al silenzio delle grandi potenze «ci sono interessi economici e politici». È dura la condanna che arriva da padre Bernardo Cervellera, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere e direttore dell'agenzia Asianews, che ogni giorno dà voce alle minoranze cristiane vittime di violenze in tante parti del mondo.
Il Papa ha accusato il mondo di tacere di fronte alle persecuzioni dei cristiani. Perché questo silenzio?
«I cristiani sono i più perseguitati, almeno nel 70% degli Stati del mondo non viene rispettata la loro libertà religiosa. Non si tratta di casi isolati. Dietro c'è una persecuzione sistematica, dovuta a due motivi. Il primo è legato al fondamentalismo religioso utilizzato dai poteri politici come un modo per legittimarsi. Spesso si utilizzano i musulmani, i buddhisti, gli indù, per colpire la minoranza cristiana. Il secondo motivo è lo statalismo e la dittatura: in questi casi, come in Cina, i cristiani sono tenuti schiacciati e controllati senza possibilità di esprimere la loro fede. Di fronte alle ripetute e numerose persecuzioni, il mondo tace perché crede di preservare così la stabilità delle società e delle relazioni internazionali; e poi perché spesso i cristiani sono scomodi, criticano le posizioni totalitarie e fondamentaliste, e per questo vanno eliminati».
Quali sono le aree geografiche dove i cristiani sono più a rischio?
«Prima di tutto la Cina: non si parla mai della persecuzione dei cristiani in Cina. Si dice che va tutto bene, che il Paese asiatico sta facendo passi da gigante verso la tutela dei diritti umani. In realtà non è così: ci sono vescovi imprigionati, sacerdoti e fedeli scomparsi, persone agli arresti domiciliari solamente perché intendono professare la loro fede. I cristiani sono il segnale della poca libertà che c'è nel Paese. Solamente nel 2014 sono stati arrestati quasi mille attivisti. Perché le grandi potenze tacciono? Perché dietro ci sono interessi economici e geo-strategici. Anche in Arabia Saudita i cristiani vengono perseguitati nel disinteresse totale. Non è permesso costruire chiese e neppure consentito ai cristiani di pregare nelle loro case o di indossare una croce al collo. Eppure tutti parlano bene del Regno di Saud, succubi delle sue ricchezze petrolifere. In nome del Dio commercio si gettano via i diritti religiosi. La situazione in Arabia Saudita è molto peggiore che in Iran, dove i cristiani in realtà sono più liberi - anche se nell'immaginario collettivo la repubblica islamica iraniana è considerata una dittatura malvagia».
Ci sono forme di anti-cristianesimo anche in Occidente?
«Sì. Benedetto XVI ha parlato spesso del pericolo del relativismo in Europa paragonandolo alla minaccia del fondamentalismo. Si sta sviluppando uno stile di laicità in cui si cercano di eliminare dalla sfera pubblica le religioni relegandole all'ambito privato. Anche questa è una persecuzione sottile perché non permette ai cristiani di far sentire la propria voce. È il caso dell'aborto, della questione del gender. L'atteggiamento cristiano è vissuto come un'offesa ai diritti degli altri».
E in Italia?
«Anche da noi. Tante volte si accusano i musulmani di essere contrari ai crocifissi nelle scuole. In realtà sono i sindaci e i presidi che hanno posizioni laiciste e si nascondono dietro il pretesto di non offendere i musulmani. Anche questa è persecuzione».
Cosa dovrebbe fare la comunità internazionale?
«Per cambiare qualcosa occorrerebbe che l'Onu fosse più incisiva e usasse il pugno duro di fronte a episodi di violazioni della libertà religiosa.
Perché la libertà religiosa è la base di tutti i diritti umani ed è la base della convivenza sociale. Purtroppo invece le grandi potenze, dagli Stati Uniti alla Cina, sono convinte che, in nome della stabilità, possono essere sacrificate anche libertà fondamentali come la fede».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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