Falso in atto pubblico: è questa l'accusa con cui ieri la Procura generale di Milano ha chiesto ieri il rinvio a giudizio di Beppe Sala, sindaco del capoluogo lombardo. Al termine di una indagine durata dieci mesi, il pg Felice Isnardi ha lasciato cadere una delle due accuse mosse a Sala, quella di turbativa d'asta, e ha ritenuto invece sufficienti le prove per l'imputazione di falso. Sarà ora un giudice preliminare a vagliare la richiesta di processo. Sala ha già fatto sapere che si dimetterà dall'incarico e che intende dimostrare in aula la propria innocenza.
Entrambe le accuse sono relative al periodo in cui Sala era commissario straordinario di Expo e riguardano l'appalto più cospicuo dei lavori per l'esposizione universale del 2015, cioè la cosiddetta «piastra». Il falso sarebbe stato commesso retrodatando un verbale di commissione aggiudicatrice, ed era già stato ritenuto provato dalla Procura, che però lo aveva considerato innocuo e aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo. La Procura generale non ha condiviso questa impostazione, ha avocato l'inchiesta e curiosamente, oltre alla originaria accusa di falso, ha aggiunto il reato di turbativa d'asta, per il quale ora chiede essa stessa rinuncia a chiedere il processo.
L'udienza preliminare dovrebbe essere fissata entro la fine dell'autunno.
LF
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