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"Più attenzione al fianco Sud dell'Europa". L'attivismo di Mattarella passa anche dalla Nato

Quattro interventi in 10 giorni: così il Colle mostra di essere ancora presente

"Più attenzione al fianco Sud dell'Europa". L'attivismo di Mattarella passa anche dalla Nato

Prima le cose positive, i «punti fermi»: la Nato, dice Sergio Mattarella, è la nostra «pietra angolare», la base dei valori dello Stato di diritto, un'alleanza «che ha portato settant'anni di pace e stabilità in Europa: un risultato eccezionale». Poi, le cose da cambiare, e pure in fretta perché il mondo non aspetta. Le relazioni con la Ue, ad esempio: basta gelosie e concorrenze, solo «la complementarietà con l'Unione Europea», che sta rafforzando la politica estera e di difesa comune, garantirà «l'indispensabile solidità del rapporto transoceanico». Ma soprattutto serve una nuova filosofia, «una rideterminazione del concetto strategico» che punti più l'attenzione alla frontiera meridionale e sui diritti civili. Migrazioni, armi, droga, terrorismo, il solito ventre molle. Nella «ridefinizione dei compiti», avverte il capo dello Stato, «non deve mancare un'attenta e bilanciata attenzione degli impegni nel fianco sud».

Mattarella parla alla base Nato di Napoli a Lago Patria. Nel giro di dieci giorni è il quarto discorso sulla difesa del presidente, che oggi sarà a Rivolto in Friuli per i sessant'anni delle Frecce Tricolori e lunedì a Pizzo Calabro per l'inaugurazione dell'anno scolastico. A fine mese altri interventi e altri riflettori per il G20 di Roma. Insomma, nonostante il semestre bianco e la voglia dichiarata di lasciare il Colle a fine mandato, l'agenda è fitta come non mai. Impegni istituzionali, colloqui, messaggi. Il capo dello Stato fa sapere così di essere in carica e nel pieno sue funzioni, tranne il potere di sciogliere le Camere, fino a gennaio, quando scadrà il settennato, e continuerà la sua operazione di copertura al governo, impegnato sulle riforme, la ricostruzione e la lotta al Covid. E pazienza, dicono al Quirinale, se tanto presenzialismo alimenterà le mai spente voci sul bis, si fa quel che si deve fare.

E ora, dopo la ritirata americana da Kabul, si deve parlare di difesa. «Quanto accaduto in Afghanistan ha scosso la comunità internazionale e fa comprendere come sia importante la riflessione in atto nella Nato e che deve portare al nuovo concetto strategico atteso per il prossimo summit di Madrid». In sintesi, «un'alleanza sempre militarmente forte» però «politicamente più efficace nel perseguimento della pace e dell'affermazione dei diritti dell'uomo». In venti anni di Afghanistan si sono visti forse troppi soldati e pochi progetti di ricostruzione di scuole, strade e ospedali. Se questo è il quadro, per Mattarella vanno accentuati gli sforzi sul fronte sud, come fa l'Italia quasi in solitudine. Poi, certo, nemmeno la Ue ha fatto una bella figura, assente, debole, disunita, travolta dagli avvenimenti. Dobbiamo cambiare. «All'Europa servono politica estera, difesa e sicurezza comuni - ha detto l'altro giorno al vertice Arraiolos dei capi di Stato - altrimenti rischia di venire meno». Il passo successivo sarà l'integrazione operativa con l'Alleanza Atlantica.

Non soltanto a chiacchiere, ma con una «condivisione delle risorse militari» e la «capacità di evolversi e affrontare le nuove sfide», rilanciando i «principi fondanti: libertà, rispetto, comprensione reciproca tra i popoli e rispetto per le differenti culture», perché non è più tempo di esportare la democrazia.

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