Coronavirus

Più mal di gola, meno perdita del gusto. Così cambiano i sintomi ai tempi di Omicron

Studio del sistema sanitario inglese su centinaia di migliaia di pazienti

Più mal di gola, meno perdita del gusto. Così cambiano i sintomi ai tempi di Omicron

Omicron cambia il Covid. Non solo la gravità della malattia ma anche i sintomi. Una ricerca ponderosissima rilasciata dal sistema sanitario britannico (UK Health Security Agency) e basata sull'osservazione di 180mila casi di Omicron e di 88mila casi di Delta, evidenzia che i pazienti colpiti dalla nuova variante rispetto e quelli incappati in Delta accusano sintomi diversi. Ad esempio la perdita di gusto e olfatto, un disturbo «iconico» della prima fase del Covid, sembra oggi molto meno diffuso: viene accusato dal 13 per cento dei pazienti Omicron e dal 34 per cento dei pazienti Delta) mentre al contrario il mal di gola è motlo più frequente nei casi Omicron (53 per cento) che in quelli Delta (34). Sintomi più da Omicron sono anche febbre, tosse, diarrea e dolori muscolari, laddove coloro che se la vedono con Delta soffrono di irritazione agli occhi, raffreddore, perdita di appetito e respiro corto.

Lo studio dell'Ukhsa dice anche molte altre cose interessanti su Omicron. Ad esempio sull'efficacia dei vaccini: nella popolazione presa in esame la protezione del vaccino dalla malattia lieve di solito sparisce nel giro di venti settimane dopo un percorso di due dosi, mentre dopo il booster la protezione sale del 65-70 per cento e poi scende attorno al 45-50 dalla decima settimana. È quindi probabile che i vaccini attualmente in uso offranp una protezione di lungo termine luimitata contro infezione e trasmissione del virus mentre la protezione dalla malattia severa i molto più alta, ancora di più dopo il booster: l'efficacia del booster contro l'ospedalizzazione è stimabile al 92 per cento e rimane comunque alta (83) dopo dieci settimane.

Altri studi si incaricano di stabilire se tra i vaccini a mRna sia il siero di Pfizer o quello di Moderna a garantire la maggiore protezione rispetto a Omicron nella terza dose. Ebbene, secondo uno studio del National Insitutes of Health sostiene che il booster griffato Moderna offre una protezione superiore venti volte rispetto a quella fornita da due dosi. Due settimane dopo la seconda dose di vaccino, l'attività neutralizzante nei confronti della variante Omicron risulta «sostanzialmente bassa» mentre si evidenzia «un livello sostanziale» di miglioramento due settimana dopo la terza dose, che viene inquadrata «all'interno del raggio di neutralizzazione di Omicron».

Quanto alla dose booster di Pfizer, si rileva un incremento rilevante della risposta anticorpale: un mese dopo la terza dose, i livelli di anticorpi risultano cresciuti di 25 volte rispetto a quelli individuati tre settimane dopo la seconda dose. Già con due dosi la protezione contro Omicron dovrebbe essere al 70 per cento secondo quanto riporta uno studio, condotto su dati real world del Sudafrica.

Altri due lavori, non ancora pubblicati e quindi non sottoposti a revisione paritaria, osservano anche l'impatto della terza dose, mostrando dopo il booster un aumento della capacità di neutralizzare Omicron rispetto alla doppia dose, pur attestandosi su livelli più bassi di quelli che si hanno contro Delta.

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