Roma - Il decreto famiglia è approdato al consiglio dei ministri, come promesso dal M5s. Non la flat tax, che resta per il momento confinata ai comizi del vicepremier Matteo Salvini. Il provvedimento last minute fortemente voluto dal vicepremier Luigi Di Maio, la «marchettona elettorale» dei cinque stelle, secondo la definizione del segretario Pd Nicola Zingaretti era nell'agenda dell'atteso consiglio dei ministri con la precisazione che sarebbe stato un «inizio di esame».
Perché i nodi da sciogliere restano molti. Il decreto nasce da una iniziativa di Di Maio. Cardine del provvedimento, un assegno destinato alle famiglie con figli, tenuto conto «delle condizioni di maggiore necessità». Lo strumento è un «fondo per le politiche per la natalità».
Destinatari, le famiglie con un Isee fino a 50 mila euro all'anno. In cantiere anche il dimezzamento delle rette degli asili, sconti sui pannolini, agevolazioni per le baby sitter.
Materie scippate alla Lega, tanto che il ministro alla Famiglia Lorenzo Fontana ha subito proposto correttivi. Oltre alla soglia Isee, l'esponente del Carroccio ha chiesto un aumento dell'assegno per le famiglie con figli disabili, quelle hanno diritto alla 104. Poi un assegno di natalità riconosciuto dal settimo mese di gravidanza.
Unico problema, le coperture. Il testo predisposto dalla Presidenza del consiglio precisa che il fondo deve essere alimentato da un altro fondo, quello per il reddito di cittadinanza. L'idea del decreto famiglia è nata proprio quando è stato chiaro che gli stanziamenti per il sussidio voluto dai pentastellati sono stati sovrastimati.
Il provvedimento è stato tarato per costare una cifra intorno al miliardo di euro, ma la copertura realizzata attraverso il reddito di cittadinanza, non è piaciuta alla Ragioneria generale dello Stato.
Per questo il ministro della Famiglia ha pensato a una copertura diversa. In una lettera al presidente dell'Inps Pasquale Tridico, Fontana ha chiesto chiarimenti sulla «discrepanza» tra le risorse stanziate per gli assegni famigliari e le somme effettivamente erogate. Sono sei miliardi del pregresso e un miliardo all'anno di avanzo di cassa strutturale. Cifra sufficiente a finanziare il nuovo assegno per la famiglia.
Coperture traballanti. Tanto nelle riunioni preparatorie del consiglio dei ministri sono state studiate delle alternative. In particolare il riordino delle misure di sostegno alle famiglie che sono in vigore.
Il capitolo più delicato anche ieri è stato quello delle coperture. Il provvedimento è stato inviato al Quirinale. La presidenza della Repubblica potrebbe eccepire sulle coperture, ma anche la scelta di un decreto per delle misure che, nella migliore delle ipotesi, entreranno in vigore il prossimo anno, potrebbe creare problemi.
Resta sullo sfondo la riforma fiscale complessiva. Il vicepremier Salvini ha deciso di puntare sulla flat tax a una aliquota. La riforma fiscale non è approdata al consiglio dei ministri di ieri.
Ma Di Maio ha sposato l'idea di un sistema fiscale basato sulla tassa piatta. Una novità, visto che il M5s non è mai stato a favore. Oppure il clima elettorale che favorisce gli annunci e misure di spesa pubblica, come il decreto famiglia.
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