L'analisi del G

Pianeta Terra 2050. Quattro scenari (non solo apocalittici) sulla crisi climatica

L'Agenzia italiana per lo sviluppo sostenibile ritiene che investire nella transizione energetica possa stimolare la crescita economica: un 2,2% in più del Pil rispetto a un cambiamento più lento

Pianeta Terra 2050. Quattro scenari (non solo apocalittici) sulla crisi climatica

La crisi climatica è una questione di sicurezza nazionale, poiché, oltre che un impatto reale su persone e territori, determina danni ingenti sull'economia italiana. Ma è possibile trasformare la transizione energetica in un ciclo di innovazione a tutto campo con effetti benefici sul reddito, sull'occupazione e sulla sostenibilità del debito pubblico.

È questo è uno dei messaggi chiave del Rapporto di Primavera «Scenari per l'Italia al 2030 e al 2050. Le scelte da compiere ora per uno sviluppo sostenibile», presentato ieri dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) all'apertura del Festival dello Sviluppo Sostenibile. Lo studio, che segue il Documento di Economia e Finanza del Governo e anticipa il Piano Fiscale di Medio Termine che l'Italia invierà alla Commissione Europea a settembre, dedica ampio spazio all'analisi condotta insieme al centro studi internazionale Oxford Economics - dell'impatto macroeconomico di cambiamento climatico e transizione energetica.

L'Agenzia Europea dell'Ambiente ha confermato che l'Europa si riscalda al doppio della velocità rispetto al resto del mondo e che già oggi le temperature sul continente sono più alte di 2.5°C rispetto all'era preindustriale. La minaccia alla sicurezza dipende dall'impatto, anche economico, che gli eventi climatici estremi, come alluvioni o ondate di calore, hanno sul territorio e, in particolare, su alcuni settori dell'economia, come l'agricoltura, la logistica, il turismo, il sistema assicurativo e finanziario, il lavoro all'aperto. Oltre 11mila leader del settore privato intervistati dal World Economic Forum per il Global Risk Report del 2024 hanno identificato nei cambiamenti climatici e nella crisi ambientale il maggiore rischio per il mondo nei prossimi dieci anni.

Deloitte ha stimato che l'inazione climatica può costare globalmente 178 trilioni di dollari entro il 2070 mentre il Potsdam Institute for Climate Impact Research ha ipotizzato un crollo del reddito mondiale del 19% entro il 2050 se non si conterrà l'aumento della temperatura.

Nel Rapporto ASviS vengono confrontati diversi scenari futuri al 2030 e al 2050. Il primo è basato sulle attuali tendenze dell'economia globale, in cui si continua a dipendere da fonti fossili e si determina un aumento di 1.9°C della temperatura media globale entro il 2050. Il secondo, Net Zero Transformation, prevede una transizione energetica ambiziosa e veloce, in cui non solo si raggiunge la neutralità carbonica nel 2050, ma gli investimenti, l'innovazione e le riforme economiche strutturali muovono l'economia verso un tasso di crescita strutturalmente più elevato. Con la transizione ambiziosa e veloce adottata a livello globale si riuscirebbe a rimanere sotto gli 1.5°C (nel 2100) di riscaldamento globale, evitando che di superare ulteriori punti di rottura irreversibili nel sistema Terra, come lo scioglimento dei ghiacciai o del permafrost.

Nello scenario della transizione tardiva si agisce solo dopo il 2030, il che obbliga a politiche meno efficaci e più costose per imprese e cittadini per recuperare il tempo perduto: in questo caso, la temperatura aumenta di 1.7°C. Infine, c'è la catastrofe climatica, nella quale i governi falliscono nel contenere l'aumento della temperatura, che così sale di 2.3°C nel 2050 e 5 alla fine del secolo, portando al collasso del sistema economico e sociale.

Di questi quattro scenari possibili, solo uno è auspicabile: la transizione veloce e ambiziosa. In questo caso, infatti, gli investimenti iniziali determinerebbero un miglioramento dell'economia e della qualità di vita diffuso nel Paese, con un Pil maggiore di 2.2 punti percentuali nel 2050 rispetto allo scenario tendenziale, una riduzione della disoccupazione e un rapporto debito pubblico/Pil in forte discesa. Una transizione tardiva avrebbe, invece, costi più alti per l'economia e per i cittadini, a causa di un'inflazione più marcata. Catastrofico, infine, lo scenario dell'inazione, in cui il Pil dell'Italia crollerebbe del 30% nel 2050 e la disoccupazione salirebbe al 17%.

Occorre quindi accelerare, anche in Italia, sulla strada della transizione energetica, e non rallentare, ma anche andare oltre l'aspetto puramente energetico e stimolare al massimo l'innovazione economica e sociale. È necessario, quindi, sostenere le amministrazioni, le imprese e le comunità che vogliono andare in questa direzione, ponendo la sostenibilità e la circolarità dei processi produttivi al centro delle proprie strategie. Occorre inoltre proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione e i settori più impattati dalla transizione, accompagnandoli in un percorso di innovazione. Solo così si può realizzare concretamente la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile approvata dal Governo a settembre 2023.

Per questo, il prossimo Piano Fiscale di Medio Termine, previsto dal nuovo Patto di stabilità europeo, deve realizzare lo scenario trasformativo e innovativo, magari beneficiando delle tante raccomandazioni elaborate dall'ASviS e contenute nel Rapporto. È questa l'unica via possibile per accrescere il benessere in maniera equa e sostenibile, e guardare al futuro con fiducia per noi, per le nostre comunità, e per chi verrà dopo di noi.

Un Piano fiscale di medio termine, che investa in modo sostanziale in una transizione energetica ambiziosa e veloce, è anche decisivo per rafforzare la voce dell'Italia nei prossimi mesi, in Europa e a livello internazionale, durante la Presidenza del G7 e in vista del Summit per il Futuro, che si terrà a New York il 22 e 23 settembre. Nei prossimi mesi sarà fondamentale promuovere una riforma dell'architettura finanziaria internazionale, delle banche di sviluppo e del fondo monetario internazionale, per liberare investimenti pubblici e privati per una transizione energetica equa in tutte le regioni del mondo.

*Senior Expert ASviS

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