Il piano di Alfano, profughi in tutti i Comuni

Il nuovo piano di accoglienza dei profughi prevede: più voce ai sindaci, proporzionalità tra profughi e residenti e incentivi per i Comuni che li ospitano

Il piano di Alfano, profughi in tutti i Comuni

Profughi in tutti i Comuni. È questo l’obiettivo del nuovo piano sull’immigrazione stilato dal ministero dell’Interno in accordo con l’Anci.

Al termine del vertice di ieri, il ministro Angelino Alfano è apparso soddisfatto e ha spiegato: “Abbiamo disegnato un nuovo modello di governance del fenomeno migratorio attraverso un Piano nazionale di programmazione dei flussi e di ripartizione dei richiedenti asilo e rifugiati in tutti i Comuni”. Il nuovo sistema, a detta di Alfano, dovrebbe garantire: “Una ripartizione equilibrata dei posti per i richiedenti asilo e rifugiati, a livello regionale, provinciale e comunale”.

L’incontro, come racconta La Stampa, è stato proficuo anche per l’Anci, guidata da Piero Fassino, che si è visto accogliere tutte e 5 le condizioni poste dai Comuni per uscire dall’attuale situazione di crisi che questa estate ha generato polemiche anche tra i benpensanti di sinistra della Capalbio radical-chic. “Fin qui l’accoglienza è stata generosa e solidale ma – ha precisato Fassino - la concentrazione su un numero limitato di città crea problemi evidenti. Il primo nodo è la centralità dei sindaci che devono essere coinvolti e gestire il processo diversamente da quanto avviene oggi, con la Prefettura che chiama e informa circa l’arrivo di un certo numero di migranti”. I Comuni chiedono incentivi per stimolare l’accoglienza e “serve un impegno serio per far lavorare i profughi e favorirne l’integrazione”.

Il nuovo sistema di accoglienza, come ha precisato Alfano, si fonda su due pilastri: “L’adesione volontaria dei Comuni allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo) e una modalità di accreditamento “continuo” su un albo permanente”. Se le cifre fossero spalmate equamente si tratterebbe di 2,5 o 3 profughi ogni mille abitanti ma l’adesione è volontaria e questo fa sballare i calcoli del governo. Fassino, però, non si illude che tutti i Comuni aprano le porte “ma se si crea un modello interessante è possibile vincere alcune resistenze”.

Certo è che, soprattutto in alcune zone d’Italia, le ‘resistenze’, come abbiamo visto, molto spesso sono dettate da problemi logistici sociali molto seri. Per fare un esempio, è impensabile chiedere ora alle province delle aree terremotate di accogliere nuovi migranti quando gli sfollati vivono nelle tendopoli.

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