Il Piano arriva in Parlamento. E sarà corsa contro il tempo

Le scadenze volute da Bruxelles incalzano. In settimana Fitto spiegherà quali progetti scartare e quali modificare

Il Piano arriva in Parlamento. E sarà corsa contro il tempo

Insomma, per Giorgia c'è anche una buona notizia: aumenta la crescita, più 1 nel 2024 secondo una recente stima dell'Ocse, e cala l'inflazione, che l'anno prossimo scenderà dall'8,7 al 6,7 per cento. Così martedì dopo Pasqua, quando il governo si riunirà per varare il Def, sarà più facile confezionare un decente documento di programmazione economica e far quadrare gli scassati conti italici. Poi certo, ce n'è pure una cattiva: i tempi stringono e il Pnrr si è impantanato. Riusciremo a utilizzare i fondi europei? E a incassare la prossima rata?

«Siamo ottimisti ma realisti - dicono da Palazzo Chigi -. Troveremo una soluzione equilibrata nell'interesse del Paese». E poi, aggiungono, «stiamo lavorando su diverse emergenze». Dalla siccità alla carne sintetica, dalla disdetta dell'accordo con la Cina sulla Via della Seta alle nomine negli enti pubblici, dall'immigrazione alla scuola Made in Italy: la carne al fuoco, più o meno saporita, è tanta ma in realtà la testa della Meloni e tutta sul problema dei problemi, il Piano nazionale di ripresa e resilienza con il suo pacchetto di soldi. Come ripete spesso Sergio Mattarella, «un'occasione che l'Italia non può sprecare».

Così, con il fiato del Quirinale e dei mercati sul collo, la premier cerca di accelerare. Mercoledì il Pnrr arriverà in Parlamento e nei giorni successivi Raffaele Fitto racconterà lo stato dell'arte e spiegherà quali progetti andranno in porto, quali verranno modificati e quali abbandonati. Tanta burocrazia, un po' di confusione, i soliti ritardi, qualche riforma richiesta da Bruxelles e non realizzata, tutto ciò sta provocando parecchio affanno. Del resto per ottenere i 191,5 miliardi che la Ue ha destinato all'Italia bisogna seguire un cronoprogramma serrato e con pochi margini di manovra. La terza tranche di 19 miliardi, ancora congelata, viene comunque considerata per acquisita, soprattutto se il governo stralcerà i progetti per i due stadi di Firenze e Venezia, che l'Europa non giudica essenziali.

E tuttavia già incombono altre due difficili scadenze. Entro il 30 aprile l'esecutivo dovrà riscrivere una parte del Pnrr integrandolo con il nuovo capitolo energetico del RePowerEu ed entro il 30 giugno l'Italia dovrà raggiungere altri 27 obiettivi del Piano, tra cui la riforma della giustizia penale e quella del pubblico impiego: in ballo la quarta rata da 16 miliardi. E guardando ancora più avanti, entro la fine dell'anno dovranno essere adottati tutti i provvedimenti attuativi della legge sulla concorrenza, già in ritardo di un anno e che scivola da Cdm a Cdm senza che si riescano a sciogliere i nodi politici sugli ambulanti, i balneari, le gare per la distribuzione del gas, i servizi pubblici locali.

Perciò è quasi certo che alla fine il Pnrr verrà «rimodulato», alleggerendolo dai programmi irrealistici o di dubbia utilità. Tra i candidati al taglio gli ospedali di comunità, costosi e senza copertura. Qualcosa poi, Bruxelles permettendo, si potrà spostare sulle politiche di coesione, che hanno un portafoglio di 43 miliardi e un limite al 2027, qualcos'altro si spera di accomodarlo nel Fondo per lo sviluppo e la coesione, che dura fino al 2029.

Dunque è il fattore tempo quello che più angustia Giorgia Meloni, che non vuole nemmeno fare da capro espiatorio in caso di fallimento. Ma c'è anche un grosso problema nella maggioranza, dove da diversi giorni esponenti di primo piano della Lega come i capigruppo Romeo e Molinari parlano di soldi che non si possono usare e di progetti da abbandonare.

Massima l'irritazione a Palazzo Chigi. «Ma lo sa Salvini che un bel pezzo del Pnrr, 31 miliardi, è per porti, strade e ferrovie? Davvero vuole lasciare il suo ministero senza un euro da spendere pensando di non essere cacciato dai suoi?»

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