Il piano Berlusconi: missione in Libia

Per il Cav bisogna sconfiggere l'Isis e i trafficanti di esseri umani: «Serve un contingente sotto l'egida dell'Onu»

nostro inviato a Fiuggi (Frosinone)

«Sto lavorando per contribuire alla nascita di una grande coalizione internazionale per sconfiggere l'Isis». Silvio Berlusconi, in collegamento telefonico con il convegno di Fiuggi organizzato da Antonio Tajani, ha spiegato la funzione politica della visita in Crimea all'amico Vladimir Putin. L'obiettivo, ha argomentato il Cavaliere, è costituire «una grande coalizione che veda coinvolta l'Ue, la Federazione russa, gli Usa, la Nato sotto la bandiera dell'Onu».

Secondo il leader di Forza Italia, organizzare una controffensiva nei confronti del Califfato è un'esigenza imprescindibile per risolvere l'emergenza umanitaria che ha portato centinaia di migliaia di profughi in Europa. «Se non saremo capaci di respingere l'offensiva islamista, non riusciremo neanche a risolvere il drammatico problema dell'immigrazione». Di qui la necessità di un coordinamento tra Bruxelles, Washington e Mosca in modo che prevalgano «le forze del bene contro la violenza del male». Innanzitutto ha proseguito, «occorre intervenire in Irak e poi in Siria dove cinque milioni di persone sono già emigrate». Infine è necessaria anche una soluzione per la crisi della Libia, un Paese nel quale «vi sono tra le 30 e le 50mila vittime per la guerra fra tribù e un milione e mezzo di espatriati ci sono già, chi dice 30-50mila vittime, in seguito a guerre fra tribù, con un milione di libici espatriati in Tunisia. Il problema immigrazione è enorme».

La crisi attuale era prevedibile ed evitabile. «Eravamo stati tra i primi a denunciare quello che sarebbe accaduto senza un intervento delle organizzazioni internazionali» ha ricordato il Cavaliere sottolineando come «l'egoismo di alcuni Paesi e la cecità di altri ha fatto crollare» il suo antico progetto di cooperazione economica e «ha portato all'eliminazione di Gheddafi, l'unico che potesse tenere insieme la Libia». Oggi, ha rimarcato, «la situazione è drammatica: la comunità internazionale non può girare le spalle, l'Europa non può voltare la testa dall'altra parte perché le nostre radici cristiane ci impongono la solidarietà verso chi ha bisogno».

La priorità è, quindi, «mettere a disposizione somme considerevoli per allestire in Giordania e in altri Paesi del Medioriente dei campi di accoglienza vivibili, con tutto il necessario in termini di viveri e medicinali, fino a quando non potranno rientrare nelle loro case». Fintantoché tutto questo non sarà possibile, è obbligo umanitario «accogliere e distribuire in tutti i Paesi Ue i cristiani perseguitati e i profughi in fuga dalla guerra e che sono già entrati nei nostri confini».

Discorso diverso per i migranti economici. «Bisogna far rientrare quelli che sono in esubero», ha precisato Berlusconi precisando che «in Libia bisogna intervenire con un contingente militare, naturalmente sotto l'egida dell'Onu, per fermare le organizzazioni dei trafficanti di esseri umani, cominciando dal blocco delle imbarcazioni, privandole dei motori». Secondo il leader di Forza Italia, «non c'è bisogno di distruggere cose importanti per quell'economia: basta anche togliere i motori, le eliche» per immagazzinarli e restituirli a tempo debito.

Queste proposte saranno enuncleate «con più precisione ai capi di governo della nostra famiglia del Partito popolare europeo al congresso di Madrid del 21 e 22 settembre» al quale Berlusconi ha confermato la propria partecipazione. Un'occasione nella quale Angela Merkel troverà finalmente un contraltare.

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