
Primarie Renzi-Pisapia? Nel Pd renziano l'ipotesi non viene più esclusa, anzi: «Se si costruisce un'alleanza, non saremo certo noi a dire di no alle primarie, se venissero chieste», affermano dirigenti assai vicini al leader.
Il quale mantiene le sue perplessità ma non dice né sì né no. In attesa di capire che succederà nel confuso arcipelago della sinistra a sinistra del Pd, dove ci sono tante linee politiche quanti potenziali elettori. E ieri un'apertura al Pd è arrivata proprio da Giuliano Pisapia: «Le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono». Poi il messaggio secco ai dalemiani: «No a una ridotta di sinistra che prenda il 3% e non aiuti a sconfiggere la destra: voglio una cosa molto più ampia». E il sottinteso, musica per il Nazareno, è che «una cosa più ampia» non si può certo fare senza e contro il Pd. Una affermazione che rischia di provocare nuove fratture a sinistra, e fischi nutriti a Pisapia che oggi parla alla festa di Mdp.
Per Renzi, una rottura definitiva tra Pisapia e Mdp sarebbe una buona notizia. E organizzare delle primarie di «coalizione», con l'ex sindaco a rappresentare la sinistra radical e magari un personaggio alla Calenda a rappresentare il centro moderato potrebbe aiutare la campagna per le elezioni politiche, senza scalfire la leadership di Renzi.
I renziani non hanno però, comprensibilmente, alcuna intenzione di allearsi con il partitino degli scissionisti che fa capo a D'Alema e Bersani, e seguono con interesse le convulsioni quotidiane tra i due e tra loro e Pisapia. L'ultimo passo falso lo ha fatto Bersani, con l'operazione Grasso, insufflando l'idea che se Pisapia non si decide a capeggiare lo scombiccherato esercito delle microsigle della sinistra radical, pazienza: il presidente del Senato è pure meglio. Un'operazione che doveva servire a spaventare l'ex sindaco di Milano, ma che è riuscita solo a farlo irritare e a mettere nei guai non solo Grasso (che ieri faceva smentire sue velleità di leadership) ma anche Bersani. Immediatamente e aspramente bacchettato da D'Alema, che ha definito «una grave scorrettezza» l'aver tirato per la giacca la seconda carica dello Stato. D'Alema detesta Pisapia (ricambiato cordialmente) ma è politico più navigato di Bersani, e vorebbe evitare di regalare l'amletico ex sindaco al Pd. Confusione anche sul fronte parlamentare: Mdp continua a fare la voce grossa sul Def e a dire che se non cambia la linea loro non voteranno la nota di aggiornamento al Senato, facendo saltare tutto. Minacce che nel governo non vengono prese molto sul serio: «Se si assumessero una responsabilità del genere si suiciderebbero: ci stanno pregando di offrirgli un po' di soldi su qualche capitolo di bilancio per poter fare dietrofront», spiega chi segue il dossier.
Che però rileva un problema: «Il guaio vero è che con Mdp non si sa mai con chi trattare: Bersani e D'Alema si smentiscono a vicenda e il povero Speranza conta come il due di picche. E nella confusione politica può sempre maturare l'incidente».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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