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Il piano di Forza Italia arriva a Palazzo Chigi. "Un fisco più leggero"

Tajani illustra a Draghi la ricetta economica azzurra. «Rivedere il reddito di cittadinanza»

Il piano di Forza Italia arriva a Palazzo Chigi. "Un fisco più leggero"

Ore 16, faccia a faccia tra Mario Draghi e Antonio Tajani. Sul tavolo di Palazzo Chigi, la ricetta di Forza Italia sul fisco, che per trovare le risorse per il taglio delle tasse prevede anche la revisione del reddito di cittadinanza. Temi spinosi per un premier che deve tenere insieme una maggioranza che va dalla Lega al M5S. Ma Draghi sa di dialogare con la forza più governativa del centrodestra e il colloquio è cordiale.

In mattinata Tajani ha preparato la strada. A Un Giorno da Pecora(Rai Radio1) gli chiedono se si sente più vicino a Draghi o Salvini e lui non ha esitazioni: «Mi sento più vicino a Berlusconi. Come visione politica e culturale mi sento più vicino a Draghi, Salvini è un alleato, sostiene il governo come noi, c'è vicinanza. Draghi è il premier, ha una visione liberale della società, è cresciuto in una scuola tradizionale dei gesuiti». Quanto al Quirinale, Tajani ribadisce che, anche se è prematuro parlarne, il suo «sogno nel cassetto è Berlusconi, grande politico, grande uomo di Stato, grande imprenditore, le qualità le ha tutte».

Oggi è il compleanno del Cavaliere, e «qualche sorpresa gliela faremo», dice Tajani. Il vicepresidente è juventino, ma quando gli chiedono se va meglio Fi o la Juventus, risponde: «Fi nei sondaggi è la forza che cresce di più, la Juventus sta recuperando. Berlusconi il nostro Ronaldo? Per noi è come Messi, Ronaldo e Maradona messi insieme».

Al capo del governo, nel pomeriggio, il vicepresidente azzurro illustra il piano su riforma del fisco e semplificazione, «da sempre il cuore del programma di Fi». Su Zoom, poco prima, con ministri, sottosegretari, capi dipartimento, da Brunetta a Pichetto a Cattaneo, sono stati fissati i punti «irrinunciabili»: intervento su aliquote Irpef per abbassare le tasse a partire dal ceto medio; riduzione del costo del lavoro e superamento dell'Irap per sostenere le imprese; rateizzazione del secondo acconto di imposte per partite Iva e regime forfettario oltre i 65 mila euro; rinvio selettivo delle cartelle esattoriali fino a metà 2022, per arrivare alla pace fiscale. «Una lotta seria all'evasione - dice Tajani - non si realizza perseguitando gli emersi, ma scovando i sommersi». Se le aliquote sono oneste, è la convinzione, anche i cittadini lo saranno. E poi, un punto importante: casa e risparmio non devono essere tassati ulteriormente ma, al contrario, incentivati per sostenere l'economia reale.

«Ci opporremo - dice Tajani a Draghi - ad ogni forma di patrimoniale e chiederemo la proroga del bonus 110% e il rilancio dei Pir». Serve un taglio delle tasse ben oltre i 3 miliardi previsti. Ma le risorse? «È necessario rivedere ciò che non ha funzionato, a partire dal reddito di cittadinanza, che nulla ha a che vedere, come è stata impostata, con il contrasto alla povertà e il sostegno ai bisognosi che, anzi, deve essere aumentato».

La pandemia e non solo hanno portato nel 2020 un cambiamento socioeconomico radicale, è l'analisi di Fi, che richiede una riforma (la pressione fiscale l'anno scorso è passata dal 42,4 al 42,8) basata su crescita e non redistribuzione, attraverso una semplificazione. Serve sostegno a classe media, impresa, lavoro autonomo, nessun aumento di tasse di successione o sul patrimonio. E per le coperture, il riorientamento della spesa: dal reddito di cittadinanza (10 miliardi di euro), alla Web tax.

Per gli esperti economici del partito l'incremento del Pil e la tendenza inflattiva porteranno a maggior introiti nelle casse dello Stato: «La crescita si trasforma in investimenti e non è solo una voce di spesa corrente». Altre risorse dovranno venire dalla spending review.

All'uscita chiedono a Tajani di Giorgetti che vede Sala vincente al primo turno a Milano e un ballottaggio Gualtieri- Calenda a Roma. «Giorgetti è di Varese, pensi a fare lì campagna elettorale, è un ministro, non romano e non è di Milano».

Lui non condivide al 90% le previsioni del ministro leghista, ed è sicuro: «Andremo al ballottaggio in tutte le città».

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