Parigi Sarà il fascino dell'usato sicuro, ma l'elettorato della sinistra francese è sempre più unito attorno a Ségolène Royal, ex candidata alle presidenziali 2007 ed ora possibile speaker della ribalta di una gauche da encefalogramma piatto. L'ex compagna di François Hollande ha infatti la fiducia del 54% dell'elettorato, superando il leader di Génerations Benoit Hamon e il capofila della sinistra estrema Jean-Luc Mélenchon, entrambi al 53%. Parità di genere, ecologia, lotta al riscaldamento globale ed energie rinnovabili. Tutto fa brodo, se ci credi veramente. E Ségolène ha sempre dato l'impressione di cercare la strada più utile per far ciò a cui tiene davvero, tanto da accettare il ruolo di ambasciatrice del Polo nord e sud.
L'anno scorso Paris Match la ritraeva a Ivalo, in Finlandia, mentre in patria quasi nessuno parlava più di lei; nessuno (tantomeno Macron, che lì l'aveva spedita), poteva pensare che potesse correre per l'Eliseo nel 2022 sulla scia di Hillary Clinton negli Stati Uniti. Due donne umiliate (anche dai loro uomini) pronte alla riscossa.
Dagli scatti sui laghi ghiacciati in compagnia di soli due cani da slitta, Ségolène è passata - ma sarebbe più corretto dire tornata - agli studi tv di Parigi, alle copertine e ad affollatissime presentazioni editoriali. L'uscita del suo libro Cosa posso finalmente dirvi è stata un evento indiscutibile. E ora la Francia si appassiona al sassolino lanciato domenica nello stagno della politica: «L'Eliseo? Ci penso...», ha detto in tv.
Il suo cursus honorum è ineccepibile. È già stata la prima donna ad accedere al secondo turno di un'elezione presidenziale francese, nel 2007. Ci mise tutta se stessa, finì dietro Sarkozy. All'epoca, Libération spiegava quanto fosse «difficile ballare il rock con degli elefanti». Con la vecchia sinistra che, secondo il direttore Laurent Joffrin, affondava il proprio candidato donna. Effettivamente, andò giù. Ma in continuo saliscendi dentro il potere. Nominata alla vicepresidenza della Banca pubblica d'investimento (Bpi) francese: «Al servizio, con modestia ma efficacia, di una grande idea», disse rinunciando al compenso. Con un impegno politico talvolta proiettato sull'Italia, vedi il supporto alle candidate Pd alla Camera e al Senato in Toscana. Epoca Bersani. Nel frattempo tornata ministro con Hollande, all'Ambiente (2014-2017), e inizialmente non ostile a Macron appena eletto l'anno scorso, oggi è pure in odore di una candidatura, quasi di bandiera, come capolista di un moribondo Partito socialista alle europee di maggio. Ma evidentemente non le basta.
Perché esporsi siglando di fatto un suicidio politico? Molto meglio prendersi qualche anno per lavorare sul 2022 e intanto sondare un'alleanza possibile tra sinistre senza più padri ed ecologisti
stanchi di contare sempre meno in Francia. Direzione Eliseo, dunque? Il navigatore sembra acceso, starà a lei dimostrare di avere un motore all'altezza di un elettorato stanco di seguire un Ps che non gira da qualche anno.
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