
Di notizie incoraggianti sui tumori ne arrivano tante, ogni settimana. Ma la sensazione è che la ricerca e le cure facciano grandi passi, la gestione dei pazienti meno. C'è un dato particolarmente incoraggiante: un paziente su 4 guarisce e oggi vivono dopo una diagnosi di tumore 3,7 milioni di persone, mentre nel 2010 sopravvivevano 2,7 milioni di persone.
Altra buona notizia: abbiamo un piano oncologico nazionale, per altro ben strutturato. «Ma senza prevedere i finanziamenti. I 10 milioni messi sono pochi, vuol dire 1,3 milioni per la Lombardia e 270mila euro per la Basilicata - commenta Francesco De Lorenzo, presidente Favo, a margine della presentazione alla Camera del 17esimo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici promosso dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) - O si investe in sanità o ci accontentiamo di piccoli rimedi. L'ideale era prendere le risorse dal Mes».
I nodi da sciogliere sono tanti. Primo fra tutti: le liste d'attesa (che determinano o compromettono l'accesso alle cure): un malato oncologico non può permettersi di aspettare mesi per una visita, né è giusto che spenda 2mila euro all'anno per gli esami ricorrendo, per forza di cose, alla sanità privata.
E poi c'è il problema dell'uniformità: non è democratica una sanità non uniforme su tutto il territorio e non è giusto che un malato della Basilicata non abbia gli stessi diritti di cura di uno della Lombardia né che debba sostenere viaggi lontano da casa per curarsi.
Il ministro alla Salute Orazio Schillaci è ben consapevole dei problemi: «Vogliamo ampliare gli screening e allargare l'età delle persone che possono accedervi. E poi le liste d'attesa che sono fondamentali per i pazienti oncologici e la legge va in quella direzione.
La piattaforma di Agenas funziona e ci fa capire con velocità e accuratezza le prestazioni che mancano e dove c'è un ritardo, noi vogliamo aiutare le Regioni solo nell'interesse dei cittadini. La strada intrapresa è quella giusta e so che possiamo contare sul sostegno dei pazienti. Ci sono ancora Regioni - ha aggiunto - che scontano un grave ritardo nell'attuazione della rete oncologica, modello per eccellenza di assistenza al paziente, consentendo continuità assistenziale, integrazione ospedale-territorio, appropriatezza ed equità. Ritardi e disparità che oggi facciamo fatica ad accettare».
Con la legge di bilancio 2025, le organizzazioni dei pazienti e le loro federazioni diventano parte attiva del sistema sanitario: i pazienti potranno finalmente partecipare ai principali processi decisionali del Ministero. «É una svolta epocale - spiega De Lorenzo - Non sarà più possibile progettare la sanità solo dal punto di vista dell'offerta e dei professionisti».
Ovviamente il livello di coinvolgimento dovrà essere garantito in ogni
regione allo stesso modo. Migliorare la rete oncologica è un'urgenza, soprattutto se si considera il fatto che sono in aumento le diagnosi di tumore tra i giovani, anche a seguito di una prevenzione «sospesa» durante il Covid.
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