Politica

"Piantedosi manganellatore", la bufala radical chic

L'azione della polizia a difesa di un convegno non piace ai monopolisti del pensiero unico

"Piantedosi manganellatore", la bufala radical chic

Non ha fatto in tempo ad arrivare che l'hanno subito messo in croce. Matteo Piantedosi (nella foto), titolare del Viminale, è un ministro tecnico ma per molti è solo un extension di un altro Matteo, Salvini, di cui è stato nel passato capo di gabinetto, sempre all'Interno. Le presunte manganellate alla Sapienza sono un caso, destinato a sgonfiarsi, ma danno l'idea del clima che si potrebbe costruire a tavolino nelle prossime settimane. Una manifestazione, un happening, un corteo, tutto può servire a elaborare la narrazione di un governo dai comportamenti brutali, non a caso il più a destra della storia repubblicana, come hanno gridato alcuni giovani di Roma occupando il Liceo Albertelli. Dunque, martedì va in scena un convegno della destra giovanile nel perimetro della Sapienza. Sono chiamati a parlare Daniele Capezzone e il deputato di FdI Fabio Roscani. Arriva un gruppo della sinistra radicale che, secondo la campana dell'ateneo, tenta di irrompere nella sede in cui si svolge il meeting. Interviene la polizia e i ragazzi raccontano uno scenario di manganellate assestate di santa ragione a giovani inermi. All'inizio si parla di uno studente ferito accreditando l'idea di un intervento sproporzionato.

In sostanza, le divise avrebbero aggredito i ragazzi che protestavano pacificamente, ma la versione scricchiola. La rettrice della Sapienza Antonella Polimeni offre un'altra prospettiva, assai meno interessante per la piccola epica di chi pensa che l'opposizione si possa fare sulle barricate: «Vista la particolare veemenza delle proteste di un gruppo di persone intenzionate a entrare in aula per interrompere il convegno, il dirigente ha deciso di intervenire per garantire la sicurezza collettiva». Insomma, la polizia si è mossa per garantire la libertà di tutti, in questo caso dei partecipanti ad un dibattito.

Ma naturalmente il racconto della giornata diventa quello delle botte e delle violenze, in linea con l'avvento di un governo post fascista. Giuseppe Conte è tranchant: «Ci sono immagini che fanno venire i brividi. Cariche e manganelli contro gli studenti che dalle immagini appaiono indifesi mi preoccupa come cittadino e come professore universitario». Altrettanto netta Selvaggia Lucarelli su Twitter: «Delle manganellate agli studenti oggi parli solo chi ha parlato anche della manganellate agli studenti lo scorso gennaio. Perché facevano schifo lo stesso». La versione che rimbalza fra il Palazzo e le redazioni è quella di una sorta di aggressione a freddo, anche se a quanto pare erano le autodichiarate vittime a voler forzare la mano e a voler bloccare l'iniziativa non gradita.

Piantedosi, davanti a una selva di microfoni che gli chiedono conto delle manganellate, dà una lettura assai più prosaica: «La polizia ha fatto in modo che non ci fosse l'assalto ad una cerimonia che si stava svolgendo liberamente».

Insomma, un intervento a tutela della democrazia, necessario se gli oratori non vanno a genio ai monopolisti del pensiero unico. Ma questo è solo l'antipasto.

È facile immaginare che gli scontri ad alto tasso di indignazione si moltiplicheranno.

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