Dopo 41 anni di indagini, tre inchieste, 12 processi e tanti veleni arriva la parola fine. I giudici della Corte di assise di appello di Milano hanno condannato all'ergastolo Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte: colpevoli per la strage di piazza della Loggia a Brescia.
Secondo la giustizia, la strage che costò la vita a 8 persone ha, finalmente, i suoi colpevoli. Maggi e Tramonte, all'epoca vicini ai movimenti neofascisti, sono ritenuti i mandanti di quell'attentato: il primo ne fu il regista, l'altro ha partecipato alle riunioni organizzative. L'appello era stato disposto dalla cassazione nel febbraio di un anno fa. Un travaglio giudiziario durato oltre 40 anni, avvolto da una fitta coltre di mistero.
Erano le 10 e 12 del 28 maggio 1974 quando in Piazza della Loggia, a Brescia, cuore del dibattito politico della città, durante una manifestazione antifascista dei sindacati scoppiò una bomba che causò 8 morti e oltre 100 feriti. Da quel giorno, i magistrati bresciani non hanno mai smesso di indagare per individuare i responsabili. La prima sentenza il 2 giugno 1979: i giudici condannano all'ergastolo Ermanno Buzzi e a dieci anni Angelino Papa. Il 18 aprile 1981 Buzzi viene strangolato nel supercarcere di Novara. Ma il 2 marzo 1982 i giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia assolvono tutti gli imputati, compreso Angelino Papa. La Cassazione però annulla la sentenza di appello e dispone un nuovo processo per Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De Amici. Il 23 marzo 1984 si apre la cosiddetta «inchiesta bis». Ma i tre imputati (Cesare Ferri, Alessandro Stepanoff e Sergio Latini) vengono assolti. Il 16 novembre 2010 i giudici della Corte d'assise di Brescia assolvono tutti gli altri cinque imputati (Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti) per insufficienza di prove. Si arriva così al 21 febbraio 2014: la Cassazione stabilisce il nuovo processo, che ieri ha portato all'ergastolo per Maggi e Tramonte
Soddisfazione da parte del presidente dell'associazione che riunisce i familiari delle vittime e i feriti dell'attentato Manlio Milani: «Adesso possiamo guardare a quel periodo nella sua complessità, leggendovi dentro la storia».
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