
E ora, alla sinistra, chi glielo spiega? Adesso chi glielo dice che Donald Trump, il fascista, il puzzone, il palazzinaro, il cafone è diventato anche e soprattutto colui il quale ha portato la pace in Medioriente dopo due anni di guerra? Cioè un pacifista, di fatto sottraendo loro il lavoro. Più efficace (come era logico e ovvio che fosse) di tutte le flottiglie, i cortei e gli scioperi del mondo messi assieme. Perché con gli occhiali della storia, e non con quelli della quotidianità faziosa, è molto probabile che il tycoon venga ricordato principalmente per questo successo internazionale, piuttosto che per le sue (non poche) bizzarrie. E ora, appunto, chi glielo spiega? Perché questo trionfo arriva contro tutto e contro tutti. Persino contro una parte del mondo conservatore occidentale che vede Trump come un parvenu poco avvezzo alle norme del galateo istituzionale e incapace di maneggiare situazioni complesse e delicate. Contro la galassia progressista che lo ha condannato e bollinato, sin dal primo giorno del suo insediamento, come un rozzo dalle derive autoritarie e guerrafondaie; contro lo star system che ha schierato (a vuoto) tutta la sua potenza mediatica da miliardi di follower per intralciargli la strada e - non per ultima - contro quella galassia pacifista che è perennemente militarizzata contro Washington.
E ora, i pacifisti militanti, disarmati del loro vessillo multicolor, con quali armi lo attaccheranno? Perché, siglata la fine delle ostilità in Medioriente, gli irriducibili della guerra permanente nel nome della pace rimangono orfani delle loro battaglie. Di fatto, disoccupati. Dove dirigeranno le loro chiglie i flottanti, con quale scusa prenderanno il mare accaparrandosi l'attenzione delle telecamere e dei giornali di mezzo globo? Contro chi saetterà le sue saccenti invettive Francesca Albanese, quale pulpito occuperà la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati? È difficile continuare a campare di rendita sulla guerra, quando smettono di urlare i fucili.
Il bel mondo sedicente buonista a quale appiglio si aggrapperà per denunciare la complicità in genocidio del governo italiano (sic) alla Corte penale internazionale? Nel nome di quale nobile causa i sindacati bloccheranno il Paese e i violenti fermeranno le ferrovie, spaccheranno le vetrine e devasteranno i centri delle nostre città? I salotti dem e radical chic come spiegheranno che quel "puzzone" di Trump ha raggiunto l'obiettivo che tutti loro dicevano di voler raggiungere? Immaginiamo che, con piglio causidico, inizieranno a cavillare sulle minime pieghe dell'accordo, tentando di dichiarare guerra alla pace. Ma non è la stessa cosa. E quindi Enzo Iacchetti chi minaccerà di prendere a cazzotti in diretta televisiva, rifiutando categoricamente ogni forma di contraddittorio e dunque di democrazia? E Tomaso Montanari, rettore dell'Università per stranieri di Siena e grande sollevatore di polemiche, con chi si indignerà? Come potrà continuare a fare la vittima Saverio Tommasi? E Ginevra Bompiani, Piergiorgio Odifreddi e Alessandro Di Battista con quale scusa potranno fare sfoggio catodico della loro prosopopea pro Pal? Perché, da oggi, anzi da ieri, alibi e motivazioni sono caduti praticamente tutti. E quindi, di conseguenza, i licei e le università non dovrebbero più essere occupati, gli scioperi disdetti, le manifestazioni cancellate, le mobilitazioni bloccate.
Vuoi vedere che il matto - al netto delle sue innegabili bizzarrie e scivolate - ce l'ha fatta davvero? Se non vale un Nobel per la pace, beh, almeno che lo facciano capitano di vascello di tutte le flottiglie del mondo: perché è pacifista chi lavora per la pace e, magari, la porta anche a casa; non chi la usa solo per fini politici o, peggio, per mettere tutto a soqquadro. E, siamo sicuri, che qualcuno finirà per rimpiangere la guerra...