Picchiata in treno, si cerca un clandestino

La 15enne seguita all'uscita da scuola. Alle amiche confidava: "Mi spiano, ho paura"

Picchiata in treno, si cerca un clandestino

Milano - La ragazzina non ha mai fatto il suo nome. Tra mezze verità e terrore, non ha ancora indicato agli investigatori il profilo Facebook di quel ragazzo magrebino con il quale era stata in contatto per un breve periodo, cioè - a suo dire - più di un anno fa. Perché a 15 anni ci si vergogna, ci si sente in qualche modo colpevoli per essere state picchiate e palpeggiate su un treno da due nordafricani, gridando aiuto senza che anima viva intervenisse. Ci si sente male per non aver detto subito tutta la verità, e cioè di conoscere uno dei due aggressori, anche se solo online (almeno per il momento questa è la versione della ragazzina, ndr). Si ha una paura matta, della polizia, dei giornalisti e di quello che penseranno genitori e amici. E la studentessa 15enne, dimessa ieri mattina dalla clinica pediatrica De Marchi con tante contusioni e una costola fratturatasi durante la lotta per sfuggire alla furia dei due immigrati, non fa eccezione. Però i poliziotti della settima sezione delle Volanti, insieme ai colleghi della Polmetro - guidati dalla vicedirigente dell'Ufficio prevenzione generale (Upg) della questura Tiziana Lomartire - venerdì e sabato hanno scrutato faticosamente, per ore e ore, i filmati delle telecamere che si trovano lungo tutto il percorso fatto giovedì pomeriggio dalla ragazzina di Vigevano che frequenta a Milano un liceo in zona Ticinese. Sono quindi partiti dall'uscita dalla scuola, fino alla fermata del tram della linea 14, cercando il mezzo sul quale era salita la 15enne per raggiungere corso Cristoforo Colombo, fino al suo arrivo alla 14.20 alla stazione di Porta Genova e all'attesa del treno Milano-Mortara delle 14.42 che l'avrebbe portata a casa. Scoprendo così che la giovane era stata seguita dai due magrebini già all'uscita della scuola. Una verità confermata dalla dichiarazione di una sua compagna di classe alla quale la studentessa avrebbe chiesto di raggiungere insieme la stazione perché si sentiva «seguita».

Grazie a questo lavoro certosino, almeno uno dei due nordafricani che hanno picchiato e palpeggiato la giovanissima - cioè quello che lei avrebbe conosciuto su Facebook - sarebbe già stato identificato. E gli investigatori della sezione «Violenze sessuali e reati contro i minori» della squadra mobile - che da ieri conducono l'indagine - stanno cercando quindi tra i nordafricani clandestini di Milano, perché l'immigrato avrebbe base qui. La Procura interessata, invece, è quella presso il tribunale di Voghera, visto che l'aggressione è avvenuta subito dopo Abbiategrasso, cioè in territorio pavese. Quando cioè la liceale è rimasta sola nell'ultimo scompartimento dove prima c'erano anche la compagna di classe e un'altra ragazza.

Gli investigatori della Mobile hanno già fatto audizioni protette (gli interrogatori alle fasce deboli, ndr) alle compagne della ragazza e alle sue amiche. E sono sempre più convinti che in questa brutta vicenda ci sia il rifiuto deciso da parte della liceale alle avance del nordafricano con il quale ha creduto, forse, di poter scherzare più del dovuto seppure solo in maniera virtuale.

Mentre la cattura del responsabile dell'aggressione e della violenza sessuale pare essere vicina, resta ancora il mistero di come, alle 4 del pomeriggio, nessuno sul treno possa essersi accorto di quel che stava accadendo.

Secondo il racconto della liceale, infatti, i magrebini le hanno fracassato la costola dopo una serie di calci e pugni, le hanno preso la testa sbattendola sui sedili e appoggiandole le mani addosso tentando di slacciarle i jeans. Lei si è ribellata e avrebbe gridato, gli altri passeggeri e il capotreno non hanno sentito nulla.

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