La denuncia - secondo quanto riportato dal sito ottopagine.it - arriva tramite web. Lui, uno studente del Convitto Nazionale Pietro Colletta di Avellino, sarebbe stato malmenato nei bagni della scuola di Corso Vittorio Emanuele. Le foto, ieri mattina, sono state pubblicate su facebook. Dalle immagini arrivate via web si notavano le lesioni.
Lo studente si è recato all'ospedale Moscati. Ha riportato traumi al viso e ai denti. Fortunatamente dopo gli accurati controlli è stato immediatamente dimesso.
Nessuna denuncia al momento è stata sporta. Ha sentito gli insegnanti, entrambe le famiglie e la preside Brigliadoro, quest'ultima ha spiegato: «Ma quale bullismo, è stata una lite tra ragazzi. Ci siamo subito attivati. Le insegnanti hanno subito soccorso l'alunno, mettendo del giacchio sul viso e chiamato i genitori».
Di altro parere il padre del ragazzino che, sempre attraverso i social, ha pubblicato un duro sfogo, puntando il dito contro la scuola: «La scuola dovrebbe essere innanzitutto un luogo sicuro educativo, oltre che di formazione, invece ecco quanto accaduto a mio figlio (frequentante la terza media). Dopo averlo lasciato, come ogni mattina, tra le mura di un istituto scolastico della città, sono andato a riprenderlo per accompagnarlo all'ospedale in queste condizioni. Oggi è capitato a mio figlio (che per fortuna è forte), ma domani potrebbe capitare a qualsiasi altro ragazzo». Intanto in serata sono emersi nuovi particolari sull'aggressione. Lo scontro è avvenuto in uno dei bagni dell'istituto e ha visto protagonisti il 13enne finito poi al pronto soccorso e un alunno di un anno più piccolo.
Quest'ultimo avrebbe reagito agli insulti del primo che andavano avanti da giorni.
Sulla scrivania della dirigente dell'istituto sarebbe arrivata anche una lettera firmata dalla mamma del presunto aggressore, in cui verrebbe denunciato il trattamento subito dal figlio, da poco orfano di padre, da parte del 13enne. La donna, inoltre, nella missiva si sarebbe assunta la responsabilità per non aver finora comunicato alla dirigente le vessazioni a cui veniva sottoposto il figlio, sia verbalmente che tramite whatsapp.
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