Pier Silvio replica a Di Maio: "Sulle tv contraddice Grillo"

L'ad di Mediaset Berlusconi al ministro: «Una Netflix italiana? Le sue parole sono una spinta a innovare»

Pier Silvio replica a Di Maio: "Sulle tv contraddice Grillo"

Mediaset è in forma e non ha certo bisogno di copiare Netflix. Questo, in sintesi il messaggio emerso durante la presentazione a Montecarlo dei palinsesti delle tre reti del primo broadcaster generalista europeo. Che per numero di video visti tramite Internet in Italia è secondo solo a You Tube. Insomma, il gruppo guidato dall'ad Pier Sivio Berlusconi è in salute. Ed è questa la risposta al ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, che vorrebbe trasformarlo in una Netflix italiana: «Si mettessero d'accordo dentro il Movimento 5 Stelle», ha commentato Pier Silvio Berlusconi, ricordando che «Grillo dice che bisogna mettere sul mercato due reti pubbliche e portare a casa miliardi di euro, Di Maio che la tv generalista è morta. Mi pare che le due cose non vadano d'accordo». Quelle di Di Maio, sono dunque frasi da leggere «come spinta per le aziende italiane a innovare». Ma per l'ad Mediaset - che lo ripete come un mantra - la tv generalista avrà ancora lunga vita. I numeri gli danno ragione. Nei primi sei mesi la raccolta pubblicitaria del gruppo è salita del 2% rispetto allo stesso periodo del 2017. E questo anche senza il contributo dei Mondiali di calcio in Russia, dove Mediaset ha puntato una fiche da 70 milioni per l'acquisto dei diritti in esclusiva che sono stati ben ammortizzati e che produrranno anche utile. Pier Silvio Berlusconi aggiunge, poi, che nei sette mesi la raccolta pubblicitaria dovrebbe salire ancora anche grazie alla coda dei Mondiali. Mediaset, inoltre, «è il primo editore in Europa: per numero di spettatori, per ore di contenuti originali che produce ogni anno, per share con la più alta quota d'ascolto su tutto il pubblico». Tutti i media che fanno parte del gruppo, tv, radio e web, «sono in rialzo e fanno meglio del mercato». Ed è per questo che per Mediaset potrebbe essere possibile anche il ritorno al dividendo. «È una possibilità per il bilancio 2018 - ha spiegato l'ad - anche se è troppo presto per dirlo. Certo è che gli ultimi anni sono stati difficili a partire dalla vicenda Vivendi». Il gruppo francese ha il 29,9% del Biscione (di cui il 19% parcheggiato in un trust): tale partecipazione deriva dalla guerra sorta dopo il voltafaccia del finanziere Vincent Bolloré sull'acquisto della pay tv Premium, malgrado la firma di un contratto vincolante. Tanto che la galassia Fininvest-Mediaset ha subito avviato una causa da 3 miliardi. «Peccato - ha aggiunto Pier Silvio Berlusconi- perché oltre a Premium dell'accordo faceva parte anche la volontà comune di realizzare contenuti congiunti per il mercato europeo». L'intesa era pensata per creare un argine allo strapotere delle società Usa come appunto Netflix e i cosiddetti «Ott». Il Biscione però continua a credere nella necessità di un progetto europeo per i broadcaster ed è pronta ad espandersi fuori dai suoi mercati di riferimento, ossia Italia e Spagna. E sullo stop alla pubblicità sulle scommesse, decisa da Di Maio nel decreto dignità, Pier Silvio Berlusconi aggiunge: «Dobbiamo vedere come è fatto il decreto e quali player sono esclusi dalla possibilità di fare pubblicità, poi vedremo».

Intanto, l'ex premier Matteo Renzi ha proposto a Mediaset una serie di documentari su Firenze: «Un progetto che ci potrebbe interessare», dice l'ad del Biscione.

Quanto a una possibile combinazione tra Mediaset e Tim, l'ad del Biscione l'ha definita «una cosa da fantafinanza, è un treno che ormai è passato».

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