Non è un miracolo ma la notizia assomiglia alle migliori barzellette scolastiche anni Settanta, quelle che facevano vincere l'italiano contro il francese e, cosa ancora più clamorosa, l'odiato e ammirato tedesco. Uno schema nazional popolare che non poteva sfuggire al premier Matteo Renzi che infatti ha twittato a strettissimo giro di posta l'aggiornamento Istat sul Pil di ieri: «Avanti tutta, l'Italia ha diritto al futuro».
La notizia dell'istituto di statistica dice che nel terzo trimestre del 2016 il prodotto interno lordo, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% nei confronti del terzo trimestre del 2015. Merito dell'industria e dei servizi, che hanno compensato una diminuzione nell'agricoltura. Dal lato della domanda, c'è stato un contributo ampiamente positivo della componente nazionale, in parte compensato da un apporto negativo della componente estera netta.
Peggio di noi sia Parigi, sia Berlino, entrambi con una crescita congiunturale ferma allo 0,2%. Meglio di noi, ma non molto, il Regno Unito, con lo 0,5%. Guasta parzialmente la festa il dato del Portogallo, più 0,8%. Un balzo che ci ricorda come sia più facile per le economie a terra mettere a segno percentuali più alte. Ma non importa.
Ieri sui social e nelle agenzie di stampa sono partiti i festeggiamenti, tutti del Pd, che non potevano essere declinati elettoralmente. «Con le riforme sale il Pil, senza riforme sale lo spread», twittava il premier Renzi. Nemmeno troppo ambiguo il richiamo al referendum, che sarebbe confermativo e sulle riforme costituzionali. Il responsabile economia del Pd Filippo Taddei sottolineava come «la crescita italiana raggiunge media EuroZona».
Per il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan i dati Istat «dimostrano che la crescita sta arrivando e anche in modo sostenuto».
Entusiasmo raffreddato da Confcommercio, il cui ufficio studi è tra i meno pessimisti sulla crescita (più 0,9% nel 2016), ma che ieri ha osservato come sia «presto per abbandonare la cautela, visto che i dati mensili su fiducia, occupazione, produzione, consumi e inflazione permangono oscillanti e contraddittori».
Come dire, da dove spunta un dato così positivo? La risposta che ha dato il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta è drastica: «Siamo in deflazione e governo gioca con conti pubblici: si fa dare aiutino da Istat sulla crescita. Matteo Renzi alla frutta». In sostanza, è l'istituto di statistica che nei giorni scorsi ha certificato un altro trimestre in deflazione. Prezzi in calo e consumi in crescita, insomma. Senza contare che il Pil in contrazione nei paesi più forti di noi, come appunto la Germania e la Francia, sono segnali di una bufera che da noi ancora non è arrivata.
Prudenza anche da Confindustria. «A grandi linee una buona inversione di tendenza ma non basta perché è ancora troppo timida per recuperare il Pil perduto dal Paese dal 2008 a oggi», ha commentato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
Non è un caso che in serata lo stesso Renzi a Catania abbia raffreddato i toni. «I numeri cominciano a ingranare, ma ancora è lunga.
Oggi sono usciti i dati del primo trimestre del Pil, non sono ancora soddisfacenti, ma per la prima volta in questo trimestre l'Italia va meglio della Francia e della Germania». L'orgoglio nazionale è salvo, l'economia nazionale forse no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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