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A Pisa non vogliono una nuova moschea ma il referendum è inammissibile. Per ora

Irregolarità nell'autenticazione delle firme raccolte. Già pronto il ricorso

A Pisa non vogliono una nuova moschea ma il referendum è inammissibile. Per ora

Il comitato dei garanti del Comune di Pisa ha dichiarato inammissibile il referendum consultivo col quale il comitato «No Moschea» chiedeva ai pisani se avessero voluto o meno il luogo di culto nella città della torre. Alla base delle motivazioni che hanno indotto a pronunciare il «no» al quesito, starebbe, secondo quanto riportato nel verbale inviato al comitato, il fatto che non avrebbero dovuto essere i consiglieri provinciali ad autenticare le 2355 firme delle 2530 raccolte. Sarebbero invece valide le 275 autenticate dagli addetti comunali. Insomma, nello statuto comunale non è prevista la possibilità che siano i consiglieri provinciali a poter autenticare le firme per il referendum consultivo territoriale, quindi niente di fatto, almeno per il momento.

Il presidente del comitato Luca Cuccu, però, annuncia che «si impugnerà l'atto» e si procederà per vie legali. Un team di avvocati è già al lavoro in questo senso, anche perché erano stati gli stessi uffici comunali a comunicare che la procedura era valida e si sarebbe dovuto proseguire su questa strada. Di fatto, l'amministrazione comunale, con il sindaco Marco Filippeschi (Pd) in testa, da tempo è impegnata a osteggiare la possibilità che siano i pisani a scegliere sulla moschea o meno. In più occasioni il primo cittadino ha espresso il suo favore alla realizzazione della struttura.

L'imam di Pisa, Mohammed Khalil, cittadino italiano residente in Italia da oltre vent'anni, intervenendo ieri mattina a Punto Radio, ha specificato come «di fatto una moschea a Pisa ci sia già, da 24 anni, situata nei pressi del palazzo Blu». Una moschea non ufficiale, visto che al momento quelle riconosciute in Italia sono quattro e quella di Pisa sarebbe la quinta (in Toscana, peraltro, ne è già presente una a Colle Val d'Elsa, quella tanto odiata dalla giornalista Oriana Fallaci, della quale ricorre oggi l'anniversario della morte ndr). Il capo della comunità islamica ha chiarito anche come, qualora si trovasse la strada per indire il referendum, si opporrebbe facendo ricorso al Tar, definendo «incostituzionale» il referendum stesso. Quando qualcuno gli ha chiesto, però, da dove vengano i fondi per la realizzazione della moschea, ha glissato: «Lo diremo solo quando ci sarà l'ok alla costruzione», rifiutandosi di ammettere o meno, come dichiarato in passato dall'imam di Firenze, se i finanziamenti arrivino direttamente dal Qatar, il cui governo è tra i primi finanziatori dei Fratelli Musulmani. «Perché non vi siete opposti all'apertura di una tratta aerea tra il Qatar e Pisa?», ha detto poi, dimenticando di dire che non sono stati i pisani a volerla.

Cosa certa è che la comunità islamica pisana, al momento, ignora la volontà di quei 2500 pisani che hanno firmato per indire il referendum e di quel 70 per cento che, secondo il sondaggio di Mannheimer commissionato dal consigliere comunale di Firenze Mario Razzanelli, sarebbe contrario alla costruzione di una moschea. «Mi limito a dire - ha spiegato il giornalista, politico e scrittore Magdi Allam, che da sempre appoggia le posizioni del comitato No Moschea - che al di là degli aspetti formali è un dovere della pubblica amministrazione interpellare i cittadini sulla questione, proprio perché divide la cittadinanza. Cittadinanza che ha il diritto e il dovere di esprimersi dicendo se la moschea la vuole o meno». Un diritto costituzionale, quello al voto e all'espressione della volontà popolare, insomma.

E la Carta costituzionale, si sa, ha ben più peso di uno statuto comunale.

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