Cronache

Pistoia in odore di cancel culture: "Il Liceo tolga il nome Amedeo di Savoia"

L'istituto superiore locale, su proposta di un docente, dovrà essere intitolato a Margherita Hack o Rita Levi Montalcini, figure che incarnano "valori più moderni senza legami con il regime fascista"

Pistoia in odore di cancel culture: "Il Liceo tolga il nome Amedeo di Savoia"

A Pistoia la cancel culture arriva a scuola. Su iniziativa di un membro del corpo docente, il Liceo Scientifico intitolato al Principe Amedeo di Savoia Duca d'Aosta è sul punto di cambiare nome ed essere sostituito con figura di eccellenza in campo educativo. Meglio se donna. Come Margherita Hack o Rita Levi Montalcini.

L'idea nasce dalla necessità di conformare la scelta dei nomi a personaggi legati a "valori più moderni rispetto a monarchia, casate reali e legami con il regime fascista". Già, perché alla figura del Duca d'Aosta si contesta principalmente questo: il fatto di essere stato un Savoia durante il Ventennio. E poco importa se in quegli anni Amedeo di Savoia non trascorse il suo tempo mangiando chicchi d'uva e bevendo vino da calici d'oro ma a combattere per l'Italia: morì per la sua patria dopo essere stato fatto prigioniero in Africa.

Proprio nell'anno della sua morte in un campo di prigionia inglese, il 1942, venne intitolato lo Scientifico di Pistoia alla sua memoria. Ora, però, quella memoria, che fu mantenuta per decenni anche dopo la caduta del fascismo e in momenti della storia in cui il legame col Regime era affare ben più delicato, per qualcuno dovrebbe essere cancellata senza alcun indugio.

La proposta, già avallata dal collegio dei docenti, è ora in attesa del pronunciamento del Consiglio di istituto, con i suoi membri, docenti, genitori e rappresentanti degli studenti che si dovranno riunire per prendere una decisione (infine, in caso di esito favorevole, occorrerà il nullaosta dell'ufficio scolastico).

L'iniziativa, comunque, è già stata benedetta dai fan del rimodellamento della storia. Dallo storico Stefano Bartolini, direttore di Farestoria, rivista dell’Istituto storico della Resistenza di Pistoia, secondo cui "non c'è proprio nulla di inedito nel cambiare nomi a luoghi, vie o scuole, se una società non li reputa più adatti", all'immancabile Tomaso Montanari, che sostiene si debba essere "grati" all'anonimo docente e che le intitolazioni ai Savoia vadano cambiate tutte.

Perché è proprio questo lo scopo ultimo della cancel culture, aprire una breccia per far sì che, un poco alla volta, possano essere normalizzate delle pratiche censorie che partano dagli odonimi, passino per i monumenti, finiscano per la riscrittura generale della storia in chiave ideologica woke.

Al preside della scuola pistoiese, Paolo Biagioli, e al sindaco Alessandro Tomasi, ha scritto nei giorni scorsi una missiva Aimone di Savoia, pronipote del Duca d'Aosta, che pur considerando ovviamente legittima la scelta di cambiare un nome a una scuola (specie per dedicarla a figure di indubbio spessore), si è soffermato sul vero nodo della questione: le motivazioni.

"La storia di Amedeo di Savoia, fratello di mio nonno, come quella della Monarchia e dell’Italia tutta, passa indubbiamente per il periodo fascista, ma ciò non scalfisce minimamente la ineccepibile e gloriosa storia della sua persona - scrive Aimone -. Morì per la sua patria in Africa, in un campo di prigionia inglese. Fu infatti costretto ad arrendersi dopo giorni di strenua difesa, per la mancanza di munizioni e soprattutto per poter salvare la vita ai moltissimi feriti che non potevano più essere curati. Al momento della resa, il comando inglese decise di rendergli gli onori delle armi, per l’eroico comportamento suo e dei soldati. L’onore delle armi è un atto eccezionale che non ricordo sia mai più stato concesso".

È proprio questo il paradosso: che persino i suoi carcerieri, gli inglesi, acerrimi nemici del fascismo, ne riconobbero la levatura morale, un gesto di cui i figli e i nipoti di quanti quella pagina di storia la vissero sulla propria pelle senza volerla riscrivere non sembrano essere più capaci.

Per il Prof. Michele D'Ambrosio, presidente dell'Associazione culturale degli Italiani monarchici "Patto per la Corona" "la damnatio memoriae alla storia è una delle peggiori forme applicabili, soprattutto quando probabilmente non si conosce il personaggio in questione. Credo sia una scelta priva di senso". D'Ambrosio, oltre a invitare a un ripensamento il Consiglio d'Istituto, si è offerto di "esporre agli alunni del liceo una lectio magistralis sulla figura di Amedeo di Savoia, che ancor prima di essere un Principe è stato un valoroso soldato della nostra Italia decorato di Medaglia d'Oro al Valore Militare e ancora oggi onorato dalle Forze armate della nostra Repubblica per la strenua resistenza offerta sull'Amba Alagi durante la Seconda guerra mondiale". Lorenzo Galligani, consigliere comunale di FdI, ha detto al Giornale.it che si tratta di "una infelice trovata pubblicitaria per ottenere visibilità in considerazone del fatto che è stata avanzata poco prima delle elezioni amministrative. In secondo luogo è un esempio lampante di cancel culture basato su grossolane inesattezze storiche che non fa altro che gettare fango su un eroe decorato che appartiene alla Storia di tutti. I proponenti dovrebbero occuparsi preliminarmente della qualità dell'insegnamento e lasciare perdere le polemiche divisive".

La questione e il dibattito intorno all'odonimia dedicata ai Savoia non sono nuovi. Nel 2019 una proposta simile l’aveva fatta la senatrice Liliana Segre, che da bambina fu deportata ad Auschwitz a causa delle leggi razziali introdotte dal fascismo ma firmate dal re Vittorio Emanuele III. Un anno prima, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris rimosse dalla toponomastica una via dedicata al re e la sostituì col socialista mazziniano Salvatore Morelli. A Roma invece, nel settembre del 2019, Virginia Raggi cambiò i nomi di tre vie intitolate a due scienziati che firmarono il cosiddetto "Manifesto della Razza" del 1938.

Le casistiche però, è bene ricordarlo, sono diversissime tra loro e proprio l'accostamento antistorico è ciò su cui la cultura della rimozione cerca di muoversi per innescare una spirale impossibile da fermare e fatta di criteri modulabili di volta in volta per abbattere non già un nome, una statua o un momumento, bensì un'intera identità.

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