Mancava giusto quello: un pm di Perugia che si inginocchia davanti all'avvocato Piero Amara, quello dei veleni, delle calunnie e della fantomatica Loggia Ungheria. Lo guarda negli occhi e "scherzosamente" gli butta lì: "Avvocato, mi faccia fare l'indagine della vita su Palamara". Vero? falso? Millanteria? La rivelazione, raccolta dal quotidiano La Verità, apre un nuovo squarcio sul Sistema, quello descritto da Luca Palamara in un libro di successo, scritto a quattro mani con Alessandro Sallusti, che ha cambiato la percezione degli italiani nei confronti della magistratura.
Ora i legali dell'ex presidente dell'Anm rilanciano quelle parole chiedendo alla magistratura di andare fino in fondo. "Tali dichiarazioni laddove corrispondenti al vero integrerebbero non solo fattispecie di reati ma gravi illeciti disciplinari in relazione ai quali si impone il doveroso accertamento del reale accadimento dei fatti da parte delle competenti autorità".
Concetti che in qualche modo riprendono quanto scritto dalla Procura generale di Perugia a proposito di Amara: "Si può anzi affermare che la calunnia perugina nei confronti di Amara è stata determinata proprio dalla volontà dell'indagato di sviare l'interesse degli inquirenti offrendo loro un diverso scalpo".
Appunto Palamara. Sarebbe lui lo scalpo, il grande accusatore del Sistema finito nel mirino delle Procure e di più di un collega che fino al giorno prima si inginocchiava per chiedergli favori. Le sconvolgenti conclusioni della Procura generale di Perugia sono ora materia di studio per Brescia, dove il fascicolo è stato trasferito.
Ma in questo labirinto di verità e menzogne, si inserisce ora lo stesso Amara che sembra puntare il dito contro un pm di Perugia, procura che in un primo momento sembrava aver preso sul serio le verità di Amara. Come Milano, a sua volta sconfessata in modo clamoroso.
Ora Amara parla con La Verità. E a sorpresa, dopo aver parlato di tutt'altre vicende, l'avvocato svela un episodio inedito, sempre che sia vero. "Non ho mai assecondato i desiderata dei magistrati - attacca il legale - neppure quando avrei potuto trarne grandi vantaggi".
Insomma, Amara sembra voler mettere le mani avanti. "Durante l'indagine di Perugia nei confronti miei e di Luca Palamara che io non ho mai accusato di corruzione anche quando sarebbe stato inutile e agevole farlo - prosegue Amara - un pm scherzosamente si mise in ginocchio dinanzi a me nel senso letterale del termine e disse: Avvocato, mi faccia fare l'indagine della vita su Palamara ( l'accusa era che il mio socio Giuseppe Calafiore gli avrebbe dato 40mila euro per la nomina a procuratore ). Io ho continuato a dire la verità e cioè che non avevo corrotto Palamara".
Insomma, nella palude e nel fango del Sistema, in un vortice di procedimenti scivolosissimi, ora salta fuori un possibile suggeritore con la toga sulle spalle. Sara vero o è un'altra calunnia? Intanto, Palamara, sollecitato da Giacomo Amadori, fa il nome del pm: Mario Formisano. E aggiunge: "Riguardo a quell'episodio ci sono diversi testimoni. Era il 12 giugno 2019, con me c'erano i miei due avvocati, un maggiore e un luogotenente del Gico della Guardia di finanza".
Non basta, perché Amara descrive nei dettagli il clima dell'interrogatorio: "Per me era un momento drammatico, sorridevo ma sudavo freddo. Mi trovavo in estrema difficoltà e imbarazzo, in quel momento hai paura che se non assecondi le aspettative del magistrato che ti interroga puoi pagarne le conseguenze".
Insomma, dopo le menzogne del processo Eni e le farneticazioni sulla fantomatica loggia Ungheria, descritta da Amara e mai esistita, ora potrebbe aprirsi un nuovo capitolo sui presunti burattinai e la guerra fra le toghe.
Si è tentato di circoscrivere il sistema Palamara, e lui è stato descritto come una mela marcia, subito tolta dal cesto, anche se le accuse di corruzione sono cadute. Ma le sue chat sono un susseguirsi di nomi, di scambi e di favori con molte toghe di tutte le correnti. E la verità potrebbe essere, almeno in parte, riscritta.