Cronaca giudiziaria

La pm molestata adesso viene accusata di aver insabbiato casi di abusi sessuali

Il fascicolo allo studio del Csm, lei si difende con una memoria. Contestata la negligenza anche su vicende di violenza a minori

La pm molestata adesso viene accusata di aver insabbiato casi di abusi sessuali

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Fascicoli dimenticati per anni e anni, indagini non fatte o fatte male. Quello contenuto nel fascicolo arrivato nei giorni scorsi sul tavolo del Consiglio superiore della magistratura potrebbe sembrare un caso purtroppo non inedito di sciatteria giudiziaria, la storia di un pm-lumaca come altri di cui le cronache giudiziarie hanno dovuto occuparsi. A rendere tutto più delicato e più complicato è il fatto che a ritrovarsi sotto accusa è l'unica magistrata che ha accusato un procuratore della Repubblica di molestie sessuali; e che alcune delle indagini che la pm avrebbe insabbiato riguardano crimini sessuali ai danni di minori o di donne. Nello stesso periodo in cui - anche se non ufficialmente - si ribellava alle molestie subite, la pm avrebbe lasciato dormire torti ben più gravi, i torti subiti da altre vittime.

Lei è Alessia Sinatra, pubblico ministero a Palermo, bionda e tosta, salita alla ribalta delle cronache in seguito a una chat con Luca Palamara in cui dava del «porco schifoso» all'allora procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, che le aveva messo le mani addosso in ascensore ai margini di un convegno dell'Associazione magistrati. Sono finiti entrambi sotto procedimento disciplinare e condannati dal Csm: due mesi di perdita di anzianità per Creazzo, censura per la Sinatra, colpevole per il Consiglio di essersi vendicata di Creazzo con metodi impropri. Sembrava finita lì, con Creazzo trasferito in Calabria e la Sinatra arrabbiata per essersi ritrovata a sua volta sotto accusa.

Invece adesso accade l'imprevisto. Dalla Procura generale della Cassazione parte un pesante atto di incolpazione contro la Sinatra. Alla pm vengono contestati sei episodi (uno però è coperto da omissis) che secondo l'accusa dimostrano come la Sinatra sia «mancata ai doveri di diligenza e laboriosità» violando ben cinque articoli del codice di procedura penale «determinata da negligenza inescusabile». Alcuni degli episodi riguardano fascicoli gestiti dalla Sinatra nel pool che a Palermo si occupa di violenze sessuali.

Nel primo caso avrebbe atteso sette anni prima di aprire il fascicolo di indagine sulle dichiarazioni di tre minorenni che nel 2003 avevano denunciato di essere stati abusati, e «dopo sedici anni di totale inerzia investigativa» avrebbe chiesto l'archiviazione quando ormai i reati erano prescritti. Nel secondo, davanti a una denuncia per stalking e minacce, avrebbe chiesto l'archiviazione «dopo circa nove anni dall'iscrizione e in assenza pressoché totale di interesse investigativo». Di fronte alla denuncia nel 2010 di una ragazzina violentata dallo zio materno, avrebbe chiesto il rinvio a giudizio solo nel 2020 «quando ormai il reato risultava estinto per prescrizione». Avrebbe omesso di indagare un sacerdote accusato di violenze sessuali ai danni di un minore anche per i reati procedibili di ufficio, e avrebbe poi chiesto l'archiviazione per il prete perché per gli altri reati non era stata sporta querela. Nel frattempo la vittima era morta.

Convocata dalla Procura generale della Cassazione a discolparsi, la Sinatra ha depositato una memoria che secondo la Procura generale della Cassazione contiene «argomentazioni non dirimenti».

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