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"Quel pm non ha equilibrio". Veleni in Procura a Milano

Il Consiglio giudiziario boccia lo scatto di anzianità di De Tommasi, toga che critica il correntismo

"Quel pm non ha equilibrio". Veleni in Procura a Milano
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Quattro anni di inchieste pesantissime anche sul crimine organizzato, poi un processo faticoso come quello per la madre-assassina Alessia Pifferi portato a conclusione con un pieno successo, ovvero con la condanna all'ergastolo, infine la maxiinchiesta che ha scoperchiato la fabbrica degli spioni della società Equalize. Per il pm milanese Francesco De Tommasi la pratica per il quinto scatto di anzianità doveva essere poco più che una formalità. Ma l'istanza di avanzamento è andata a sbattere contro un muro imprevedibile: il parere del consiglio giudiziario distrettuale, l'equivalente locale del Consiglio superiore della magistratura, chiamato a esprimere il suo parere. Che ha bocciato De Tommasi (foto) all'unanimità, con una decisione che segna una spaccatura netta all'interno della Procura milanese. Da un lato De Tommasi e il procuratore Marcello Viola che aveva espresso un parere pienamente positivo sulla promozione del suo sostituto. Dall'altro il consiglio giudiziario, suddiviso in correnti allo stesso modo del Csm, che si trova a giudicare un collega che delle correnti non ha mai fatto parte. Il consigli si allea per l'occasione con i rappresentanti dell'avvocatura, che a De Tommasi non perdonano avere messo sotto tiro nel corso del processo alla Pifferi gli accordi tra il difensore dell'imputata Alessia Pontenani e le psicologhe di San Vittore per una perizia che dichiarasse la donna inferma di mente e la salvasse dall'ergastolo. Infermità inesistente, secondo le sentenze sia di primo grado che d'appello (dove pure la condanna è stata ridotta a ventiquattro anni).

Per capire la profondità dello strappo prodotto all'interno degli uffici giudiziari milanesi bisogna tenere presente che il consiglio giudiziario per tradizione vota a favore della quasi totalità degli avanzamenti di carriera dei colleghi, qualunque sia il loro curriculum. Memorabile, per esempio, è il parere favorevole alla conferma come procuratore aggiunto da parte del consiglio giudiziario milanese del pm Fabio De Pasquale, nonostante nel frattempo si fosse scoperto che aveva nascosto prove nel processo Eni favorevoli agli imputati. Invece contro De Tommasi, pur riconoscendone la laboriosità e la competenza, i colleghi fanno proprie le accuse di mancanza di equilibrio lanciate contro di lui dagli avvocati, nonostante il parere di Viola e nonostante sia la Procura generale sia il ministero della Giustizia, dopo avere esaminato la gestione del caso Pifferi, avessero concluso per l'assenza di illeciti disciplinari nel comportamento del pm.

Ora la parola passa al Consiglio superiore della magistratura, che potrebbe disattendere il parere negativo del consiglio giudiziario milanese.

Dove non appare casuale che nessuna corrente, come invece accade abitualmente, si sia schierata a difesa di De Tommasi: che non è iscritto ad alcuna corrente, e in un recente passato si era candidato come indipendente al Csm con un documento assai esplcito contro la lottizzazione delle cariche: Sono sempre stato distante dalla magistratura politicizzata e caratterizzata ideologicamente, aveva scritto. E nella sua piattaforma De Tommasi denunciava le logiche spartitorie interne al CSM e ai Consigli Giudiziari e la discutibilità di tante delibere adottate dai predetti organi.

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