Pnrr e vincoli europei: doppia mossa di Draghi. E "ritratta" sul Quirinale

Fonti di governo: fondamentale l'unità della maggioranza. "Sfida decisiva sui fondi Ue"

Pnrr e vincoli europei: doppia mossa di Draghi. E "ritratta" sul Quirinale

E allora, chi sarebbe in difficoltà? Io? L'umore di Mario Draghi, racconta chi l'ha visto, non è dei migliori, ma questo, spiegano a Palazzo Chigi, non è un problema. Anzi, quando si innervosisce rende di più. E infatti, ecco subito tre mosse per riprendere in mano la situazione. La prima è la diffusione di un «chiarimento» informale delle sue parole di mercoledì su Colle e dintorni. Il presidente del Consiglio, riportano fonti governative, ha detto che «la cosa fondamentale è l'unita della maggioranza»: quindi, se non si spaccherà nell'elezione del nuovo capo dello Stato, lui resterà a Palazzo Chigi. La seconda è la rivendicazione orgogliosa in Parlamento del successo del Pnrr, «che misura la nostra credibilità»: neanche a farlo apposta, a stretto giro di posta arriva pure il via libera della Ue alla prima rata semestrale di oltre venti miliardi di euro, con tanto di firma del commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni. E la terza mossa è un articolo sul Financial Times a quattro mani con Emmanuel Macron: «Le regole di bilancio sono opache e complesse, abbiamo bisogno di maggiori margini di manovra per favorire la crescita». Italia e Francia mostrano i muscoli.

Insomma, l'impressione è che Draghi guardi ancora al Quirinale. La situazione però si è complicata, i partiti fanno muro e ci vorrà tempo. Intanto c'è un Paese da guidare, alle prese con un aumento dei contagi, e c'è un piano di rinascita da applicare. Si tratta, scrive il premier nella relazione alle Camere del Pnrr, diffusa da Huff Post, «di una sfida decisiva» da cui «dipende il nostro futuro» e che richiede «rapidità, efficienza, onestà». Dopo il primo assegno europeo, staccato al raggiungimento dei 51 obbiettivi previsti, tra sei mesi ne partirà un altro, ma nel frattempo dovremo completare altri 47 programmi. Riforme difficili: codice degli appalti, scuola, parità di genere, incentivazioni alle imprese. Leggi da approvare in fretta. «Il governo e le Camere - sottolinea il premier - sono tenuti ad attrezzarsi per rispettare tutte le scadenze che si impongono all'Italia».

Bandi, concorsi, assunzioni, rafforzamento della macchina amministrativa, capacità di avviare la spesa. Non sarà facile trasformare la burocrazia italica ma, niente riforme-niente soldi, il patto è questo. Non è proprio il momento «di adagiarsi», spiega poi Draghi durante la cabina di regia, piuttosto servirà «un impegno quotidiano fino al 2026». Chissà chi ci sarà tra quattro anni a Palazzo Chigi. E tra quattro mesi?

In attesa che la situazione politica si chiarisca, considerando pure il nuovo allarme sul fronte sanitario, il presidente del Consiglio decide di giocare la sua mano in un doppia partita europea. Quella del Recovery fund, che si è messa bene, che ha strappato applausi a Bruxelles ma che, come abbiamo visto, ha bisogno di una guida forte per non vanificare gli sforzi. E quella del peso dell'Italia nell'Unione, di cui la lettera al Ft è parte integrante. Uscita di scena la Merkel, Roma e Parigi hanno rafforzato i legami un mese fa con il Trattato del Quirinale. Ora un altro affondo comune contro l'austerità.

Tema centrale dell'editoriale è il debito degli Stati, cresciuto molto con la pandemia. Le regole erano già superate prima; adesso, sostengono, dobbiamo fare «debito per finanziare gli investimenti necessari». Certo, toccherà pure ridurlo, però senza tasse o tagli alla spesa sociale.

«Non possiamo soffocare la crescita attraverso aggiustamenti fiscali non praticabili». E la Germania che dice? Draghi e Macron, fa sapere l'Eliseo, hanno consultato diversi leader, in particolare Scholz, «ma a nessuno è stato proposto di aggiungere la sua firma».

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