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"Un po' esaltati e un po' depressi. Noi vignettisti inglesi nel caos"

L'artista dell'Independent Dave Brown: situazione comica e spaventosa

Dave Brown @Kasia Kowalska 2019
Dave Brown @Kasia Kowalska 2019

«Più sono vergognosi i nostri politici, più facile è deriderli, più cresce il successo delle nostre vignette sui social media. Su questo siamo stati decisamente fortunati. Il cast dei personaggi con cui lavoriamo è talmente deprimente che abbiamo materiale in abbondanza». Dave Brown, 61 anni, è uno dei più noti vignettisti del Regno Unito. Il suo primo lavoro apparve nel 1989 sul «Sunday Times» ma da oltre vent'anni è ormai per tutti il vignettista dell'«Independent», il quotidiano inglese più critico e feroce contro la Brexit.

Tre anni dal voto sulla Brexit. Che momento è per il vostro lavoro? Esaltante odeprimente?

«È certamente un momento storico, fatto di giornate davvero interessanti, alcune perfino esaltanti per il turbinio di notizie che si susseguono. Ma poi ci sono i momenti deprimenti. Quando succede poco ma la Brexit rimane il tema principale e serve inventarsi nuove metafore visive per una questione che sostanzialmente non cambia».

Come fa quando l'ispirazione scarseggia?

«Uso cliché artistici inevitabili. Il precipizio per raccontare il rischio del No Deal, l'unicorno per le richieste irraggiungibili. Poi cerco di trovare una chiave nuova e inaspettata di usarle».

Chi è stato fin qui il protagonista più grottesco?

«Theresa May, Nigel Farage e Boris Johnson sono stati tre obiettivi superbi. Tutti e tre facili da caricaturizzare perché tutti e tre esteticamente strambi, nessuno dall'aspetto delicato. E tutti e tre con un marchio di fabbrica: Farage con la sua pinta di birra e le sigarette, May con le scarpe leopardate, Johnson con i suoi capelli arruffati».

Cosa la ispira di più del premier Johnson?

«Lo disegno spesso con una fetta di anguria in bocca, riferimento alla sua frase razzista sui neri dal sorriso come angurie. Qualche volta indossa il fez, il copricapo che ricorda le sue dichiarazioni sull'ammissione della Turchia nella Ue e poi il naso da Pinocchio per le sue tante bugie».

Si può ridere ancora della Brexit, anche se si è trasformata ormai in un dramma nazionale?

«L'intento è sempre quello di far ridere. Ma la situazione è comica tanto quanto spaventosa. Le macchinazioni della nostra classe politica sono spesso così assurde da andare oltre la satira. Che però è quasi sempre così flessibile da poter star dietro anche a questa contraddizione. Anzi è forse la sola cosa che può dare un senso alla situazione».

Le sue vignette sono fatte di sederi al vento, la premier May in reggiseno e una bombetta a coprirle i genitali. Come le definirebbe riguardo allo stile?

«Il modo in cui ridicolizzo le mie vittime a volte è un po' rude. Lo humour può essere nero o scioccante in alcune occasioni. Ma è il risultato della libertà di cui godo all'Independent».

Lei ha la stessa linea del suo giornale? La Brexit va annullata?

«Diciamo che ci sono molte cose che non amo della Ue, il deficit di democrazia e il modo terribile in cui ha trattato la Grecia. Cambierei molte cose. Ma sono un socialista e sapere che Farage, Johnson, Trump e Putin erano dalla parte della Brexit, mi ha convinto a votare per il Remain».

Ha già pensato a una vignetta per il 31 ottobre?

«Ho cercato di pensare a tutte le possibili opzioni ma ogni volta che trovo una chiave, gli eventi prendono una direzione nuova e inattesa e bisogna letteralmente tornare al tavolo da disegno. Perciò no, non ho ancora una vignetta per il 31 ottobre.

Anche se manca un mese, è una data ancora troppo lontana».

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