Poche risorse e cantieri fermi. Imprese scontente del decreto

Da Confindustria a Confcommercio tutti contro il dl: "Le tasse restano mentre la liquidità è molto poca"

Poche risorse e cantieri fermi. Imprese scontente del decreto

Il decreto Rilancio, essendo dotato di soli 55 miliardi a fronte di un calo del Pil che si preannuncia più che doppio, ha creato un malcontento generalizzato in tutti i settori maggiormente colpiti dalla pandemia. Ecco qui un breve catalogo delle rimostranze delle singole categorie.

CANTIERI FERMI

«Ci sono 35 miliardi di opere immediatamente cantierizzabili: facciamole partire, sblocchiamo tutto. Meglio pagare gli operai in cassa integrazione (ci sono 25 miliardi nel decreto sotto forma di sussidi) oppure mettere le imprese in condizione di lavorare e pagare gli stipendi?», ha dichiarato il presidente degli industriali bresciani Giuseppe Pasini. Il presidente dell'Ance (l'associazione confindustriale del settore edile), Gabriele Buia ha lamentato l'espunzione dal testo di «tutto il capitolo degli appalti pubblici comprese le misure per garantire pagamenti regolari alle imprese, un dietrofront inspiegabile». Inoltre, conclude, «ancora non c'è traccia di veri snellimenti e di interventi decisivi per alleggerire la zavorra burocratica, cosa aspettiamo che le imprese siano tutte morte?».

POCHI SPICCIOLI

«Solo pochi spiccioli. In altre parole, con i contributi a fondo perduto il governo sta offrendo un bicchiere d'acqua a tutti, ma non è nelle condizioni di togliere la sete a coloro che ne hanno veramente bisogno», ha commentato il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, Paolo Zabeo, evidenziando la ristretta platea imprenditoriale che riceverà contributi a fondo perduto. «Serve subito più liquidità vera per le imprese: ancora non c'è. Servono più risorse a fondo perduto, più contributi per le filiere del turismo e della ristorazione. Servono più risorse per i negozi che devono riaprire e più tempo per pagare le scadenze fiscali», ha chiosato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.

TASSE, TASSE, TASSE

«Noi imprese le tasse dobbiamo continuare a pagarle, anche se la liquidità manca», ha detto il presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli evidenziando come soprattutto per le grandi aziende non vi sia nessun abbassamento della pressione fiscale. C'è poi chi si vanta di averle addirittura aumentate come alcuni deputati M5s relativamente al settore delle scommesse allo scopo di finanziare proprio il comparto sportivo. «È importante che le sugar e plastic tax vengano sospese per almeno 12 mesi e non solo un trimestre»,ha commentato David Dabiankov, direttore generale doi Assobibe, l'associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia rimarcando che «la crisi economica innescata dall'emergenza continuerà a colpire imprese e famiglie non solo nel 2020».

«DL ROVINA»

«Altro che dl Rilancio per noi è dl Rovina: il governo ha scelto di lasciar morire le aziende private che operano sulla lunga distanza e di favorire aziende che già ricevono finanziamenti pubblici, come quelle del trasporto ferroviario e quello aereo», accusa Andrea Incondi, managing director di FlixBus Italia, lamentando che il testo trascura le imprese di trasporto passeggeri su gomma e annunciando che «migliaia di

lavoratori del settore che resteranno senza lavoro quando sarà esaurita la cassa integrazione». Sempre in tema di turismo e Internet, Booking.com ha espresso rammarico per l'esclusione del bonus vacanze per chi paga online.

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