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Politica, calcio e famiglie. La guerra dello Shabbat che sta spaccando Israele

L'ultimo caso: via il ministro ultraortodosso contrario al lavoro di sabato, giorno sacro

Politica, calcio e famiglie. La guerra dello Shabbat che sta spaccando Israele

Dopo una settimana di tira e molla, la guerra dello Shabbat lascia a casa il ministro della Salute Yaakov Litzman e minaccia la sopravvivenza dell'esecutivo di Benjamin Netanyahu. Membro di Ebraismo unito per la Torah, uno dei due partiti ultraortodossi del governo di coalizione israeliano, Litzman volta le spalle al primo ministro dopo la dura polemica sui lavori svolti durante lo Shabbat, il sabato di riposo che è uno dei punti fondamentali dell'ebraismo. Il dovere di astenersi da varie attività, tra cui l'impiego di macchinari, veicoli motorizzati, computer, ma anche semplicemente di dedicarsi alla scrittura, è stato interpretato alla lettera e non poteva essere altrimenti visto che il ministro è entrato per la prima volta, con il suo partito ultraortodosso, nell'esecutivo facendosi portavoce dell'ala che segue più alla lettera le leggi della Torah. Per giorni, Netanyahu lo ha invitato a restare ma Litzman ha chiuso la partita domenica su una questione che considera non negoziabile.

Al centro del braccio di ferro ci sono i lavori di riparazione della ferrovia, svolti da alcuni operai ebrei proprio di sabato, anche per facilitare il rientro dai week-end in famiglia dei giovani militari in servizio. «Lo Shabbat è importante per il governo, come lo sono i bisogni di tutti i cittadini di Israele, compresi quelli per un servizio di trasporti sicuro e continuativo» ha detto il premier dopo l'addio di Litzman. Il partito ultraortodosso sostiene ufficialmente di non voler lasciare la coalizione ma i timori che la mossa del ministro abbia ripercussioni sulla stabilità del governo non mancano.

Al di là di come si evolverà la crisi politica, il casus belli è solo l'ultimo di una serie di scontri sullo Shabbat che da tempo dividono la componente laica della popolazione israeliana da quella più strettamente religiosa contraria a qualsiasi attività nel sabato sacro. Pure il calcio è entrato nella partita dopo che il campionato stava per bloccarsi - era il 2015 - a causa della polemica sul riposo ebraico. Allora intervenne il governo, solo verbalmente, chiarendo che il divieto di lavorare esclude i calciatori. Ma la polemica si riapre spesso. Solo il mese scorso, il centrocampista di serie A, Hen Ezra, ha firmato una petizione con altri 50 fra giocatori e allenatori, chiedendo a Netanyahu di non giocare durante lo Shabbat per poter trascorrere la giornata con le proprie famiglie.

Proprio nelle ore in cui Litzman dava le sue dimissioni, il Comitato ministeriale incaricato di approvare i disegni di legge prima del voto in Parlamento, cancellava il dibattito su un provvedimento che avrebbe impedito ai negozi di alimentari di rimanere aperti il sabato. Una misura per annullare la decisione presa di recente dall'Alta Corte di Giustizia e che invece ha concesso a 165 negozi di Tel Aviv l'apertura nello Shabbat. Le due città sono il simbolo delle due anime del Paese, quella più religiosa e quella secolarista, che ci tiene a difendere le proprie libertà da condizionamenti religiosi.

Ma è a Gerusalemme, non a caso abitata per un terzo da ebrei ortodossi, che la guerra dello Shabbat si sta combattendo in maniera più evidente. Nei quartieri abitati dalle frange più strettamente religiose, alcuni abitanti hanno costruito barriere metalliche per impedire la circolazione delle auto nel giorno sacro. Dall'altra parte, invece, c'è un gruppo di cittadini che si batte per ottenere un servizio di mini-bus attivo dal venerdì sera nella stazione ferroviaria della città e un piccolo centro commerciale disponibile per i passeggeri fino al giorno successivo. Nella guerra è finito inevitabilmente anche il sindaco, Nik Barkat, accusato di strizzare l'occhio agli ultraortodossi (il vice sindaco Yitzhak Pindrus è anche lui membro di Ebraismo Unito per la Torah) e di aver imposto, per compensare l'apertura di un cinema multisala il sabato, la chiusura di una serie di mini-market e altre attività durante lo Shabbat.

Prima ancora, la battaglia contro la dissacrazione dello Shabbat ha toccato pure il bike sharing, il servizio di noleggio biciclette. «Faremo di tutto per impedirlo», disse il presidente di Torah Unita Eliezer Rauchberger. A Tel Aviv, le due ruote gratis sono uno dei servizi di maggior successo.

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