Matteo Salvini, con l'alt all'immigrazione non autorizzata in Italia, ha posto un tema di economia reale primario. Ma ora, mentre i 5 stelle, fuori dal mondo reale, prospettano cose senza senso, occorre affrontare gli altri gravosi problemi di economia reale. L'Ocse suona un campanello d'allarme. Nei Paesi del G7, i più industrializzati, nel secondo trimestre 2018 la crescita del Pil è dello 0,6% contro lo 0,5% del primo trimestre. L'Italia, già in coda con +0,3 nel primo trimestre, è scesa a +0,2 nel secondo. Gli Usa sono balzati a +1% da 0,5 nel primo trimestre, il Giappone a +0,5% da -0,2%, la Germania a +0,5% da + 0,4%, il Regno Unito a +0,4% da +0,2%, la Francia è rimasta +0,2%. Dobbiamo accelerare, non rallentare, perché la nostra crescita annua è la più bassa del G7 e non abbiamo ancora recuperato il livello pre-crisi del 2007.
I dati delle 108 città capoluogo di provincia, che Il Sole 24 Ore presenta, delle dichiarazioni dei redditi del 2017 per il 2016 mostrano che essi sono del 1,9% minori a quelli del 2007. Ciò non solo al Sud ove la situazione è tragica, ma anche al Centro e in non poche città del Nord. Il reddito medio fiscale delle 108 città è circa 25mila euro. Milano, che con 34mila euro è in testa alla graduatoria dei redditi fiscali, è sotto il livello 2007 dell'1,4%; Roma con 28mila euro è sotto del 4%, Genova con i suoi 24mila euro, è sotto dello 1,65%. Solo 17 città, quasi tutte del Nord e alcune del Centro migliorano sul 2007. Ma di esse 13 hanno redditi fiscali sotto i 25mila euro, mentre tre ossia Pordenone, Torino e Verona hanno redditi di 25mila euro e una, Modena, ha redditi fiscali di 26mila euro. Napoli ha perso il 4%, Taranto i 4,9, Bari il 3,6, Reggio Calabria il 3,3 e Palermo il 6,3%.
Urge lo sviluppo delle infrastrutture, per la modernizzazione e la produttività. E in gran parte ciò lo si risolve con l'economia di mercato, con procedure snelle di concessione e di appalto e con controlli efficaci e rapidi. Occorre il taglio delle tasse alla classe media e medio bassa che subisce una mostruosa progressività che ne deprime i redditi e la produttività. La proposta dei 5 Stelle di spendere 6 miliardi per il reddito di cittadinanza, di cui 2 per i Centri burocratici dell'impiego, 4 per i senza lavoro, in attesa che quei Centri creino occupazione, è assurda. Occorre sviluppare i contratti di lavoro di produttività, decentrati, incentivandoli con la flat tax del 15% e del 23%; urge rilanciare l'edilizia commerciale con la cedolare secca, che è una flat tax e con la possibilità di fare imprese di gestione immobiliare, in esonero dall'imposta di registro, quando i soggetti che le creano sono gli stessi proprietari. Deregolamentare, decentrare, semplificare, premiare il merito, lo sforzo e l'impegno, lasciando fare alle iniziative.
Francesco Forte
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