La politica estera M5S? Una maionese impazzita

Il movimento corteggia Russia e Venezuela, ha rotto con Israele e prova ad accreditarsi in Usa

La politica estera M5S? Una maionese impazzita

Tutto e il contrario di tutto. La politica estera è uno dei tanti rebus del grillismo. Uno strambo rompicapo, dove i russi sembrano sempre centrali.

La questione dei rapporti tra la Russia e il M5s è tornata di attualità dopo il colloquio de La Stampa, pubblicato ieri, con l'ex leader dei giovani putiniani Robert Shlegel, che nel marzo 2016 ha incontrato a Mosca i deputati Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano. Ma il vero «terminale sotto copertura» della diplomazia pentastellata sarebbe un altro parlamentare. L'identikit corrisponde a quello di Vito Petrocelli, senatore lucano di Matera, definito negli ambienti grillini come «uno che conta davvero». Petrocelli, nel novembre 2016 ha accompagnato l'ambasciatore dell'Azerbaijan in Italia Mammad Bahaddin Ahmadzada per una «gita» in Basilicata. Perché il piccolo stato caucasico, governato da un uomo vicino a Putin, e la regione italiana hanno in comune una cosa: il petrolio. L'Azerbaijan è il primo fornitore di oro nero dell'Italia e in Basilicata c'è il più importante giacimento petrolifero nazionale. E l'ambasciatore azero ha visitato gli stabilimenti lucani. Una curiosità: la moglie del senatore lavora nella Tecnoparco Valbasento di Pisticci, provincia di Matera, impianto dove a lungo sono stati smaltiti i fanghi provenienti dalla produzione del greggio. Se Petrocelli è il «satrapo» dei rapporti con la Russia e i suoi stati-satellite, l'«eminenza grigia» che gestisce i contatti con l'Occidente e gli Usa è Vincenzo Spadafora, responsabile delle relazioni istituzionali di Luigi Di Maio e «uomo ombra» del leader M5s. E Il candidato premier M5s ieri ha annunciato che lunedì sarà a Washington e ha rassicurato: «Gli Usa sono il nostro primo alleato». È stato Spadafora ad accompagnare Di Maio all'università di Harvard nel maggio scorso. Lui, ex funzionario Unicef, sovrintende ai legami con l'ambasciata americana e dispone di ottime entrature in Vaticano. Ed è stato il regista del viaggio di Di Maio in Israele a maggio del 2016. Un tentativo di accreditamento finito nel grottesco. Con l'ultrà anti-israeliano Manlio Di Stefano, anche lui in quella spedizione, che sulla strada del ritorno la toccava piano: «Hamas è un partito che ha vinto libere elezioni, non siamo venuti qui per piacere a nessuno». Rottura dei rapporti con Israele.

E Beppe Grillo? Il comico nel 1996 ha sposato una donna iraniana, Parvin Tadjik. Il matrimonio sembra influenzare la sua politica estera. Nel 2012 Grillo si fa intervistare da un quotidiano israeliano e dichiara: «In Iran la donna è al centro della famiglia, l'economia va bene, le persone lavorano. È come il Sudamerica, prima si stava molto peggio». A proposito di America latina, lì M5s appoggia dittatori di estrema sinistra, come il venezuelano Nicolas Maduro. E spunta un altro viaggio di cortesia. A marzo del 2017 sono andati in Venezuela Di Stefano e la senatrice Ornella Bertorotta. In Europa la confusione regna sovrana.

I grillini siedono a Bruxelles accanto all'«euroscettico» Nigel Farage. Ma, sotto la regia dell'eurodeputato David Borrelli, avevano pensato di passare tra le fila dei liberali europeisti. Hanno strizzato l'occhio alla destra austriaca del Fpo e alla s

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