Politica

Pd senza leader punta su Conte: "Ma questo è segno di debolezza"

Il politologo Roberto D'Alimonte, intervistato da ilGiornale.it, fa il punto sull'attuale situazione politica e critica il Pd: "Voler puntare su Conte rivela una debolezza del centrosinistra"

Pd senza leader punta su Conte: "Ma questo è segno di debolezza"

"Voler puntare su Conte rivela una debolezza del centrosinistra". A dirlo è il professor Roberto D'Alimonte, direttore del dipartimento di Scienze Politiche della Luiss, che, interpellato da ilGiornale.it, analizza la situazione politica attuale, alla luce della nascita del governo Draghi.

Cosa ne pensa del governo Draghi e della composita maggioranza che lo sostiene?

"La vera novità è proprio Mario Draghi in persona, ma è presto per giudicare perché ancora non ci sono stati atti concreti del nuovo esecutivo che, effettivamente, ha una maggioranza molto estesa e con partiti ideologicamente distanti. Credo che il presidente del Consiglio punti sull’unità dettata dal senso del dovere in questa fase drammatica. Vedremo presto se lo spirito unitario prevarrà sullo spirito di parte. In questi giorni è stato evocato il periodo costituente, ma è un riferimento ambiguo perché in quel periodo c'è stata effettivamente un'unità d'intenti tra partiti ideologicamente più distanti di quelli attuali. All'epoca però, con la Carta Costituzionale si sono riscritte le regole del gioco, mentre oggi Draghi ha completamente messo da parte questo tema. Anche quando lui fa riferimento alla Ricostruzione va ricordato che negli anni del miracolo economico c'erano governi di centro e non di unità nazionale. Faccio questa precisazione perché la fase attuale, per certi aspetti, può sembrare simile a quella del Dopoguerra, ma la risposta mi sembra diversa e questo rende complicata la gestione di forze così ideologicamente distanti".

Lei crede nella svolta europeista di Salvini?

"Certo. Questo governo, prima ancora di prendere delle decisioni, ha già prodotto degli effetti positivi. Il primo è l'europeizzazione del primo partito italiano, un fatto molto importante per un ritorno a un assetto bipolare in cui centrodestra e centrosinistra si affrontano sulla base di un terreno comune e, magari anche grazie a una nuova legge elettorale maggioritaria, gli elettori decidono chi governa il Paese per cinque anni e non per pochi mesi. È stato molto importante che la Lega, a Starsburgo, in occasione del voto sul Recovery, si sia distinta sia dalla destra francese sia dalla destra tedesca. Un altro effetto positivo è l'aver costretto il M5S a fare un ulteriore passo verso quella che noi politologi chiamiamo istituzionalizzazione. Giudico positivamente il fatto che dentro il Movimento si faccia chiarezza sulla sua collocazione e sulle sue alleanze anche a costo di una scissione delle sue frange più radicali. Per il Movimento questo passaggio vuol dire il superamento definitivo del sovranismo e l’ ancoraggio nel campo del centrosinistra".

Ma il Pd non rischia di sfaldarsi e appiattirsi troppo sulla figura di Giuseppe Conte che già si immagina d'essere il nuovo Prodi?

"Noi stiamo assistendo a una evoluzione per certi aspetti drammatica dentro il Movimento e non sappiamo ancora come ne verrà fuori dopo 12 mesi di governo Draghi. Quello che ho detto nella mia risposta alla domanda precedente è una ipotesi non una certezza. Lo stesso discorso vale per Conte. Sinceramente non so prevedere cosa farà. Non ha ancora deciso. In questo momento il Pd non ha un leader da contrapporre a Conte che non è un uomo né del Pd né del M5S. Fino ad oggi è stato molto abile a tenersi in bilico tra democratici e Cinquestelle, stando più vicino ai secondi che ai primi, ma mai identificandosi completamente con loro. L'analogia con Prodi per certi aspetti ci sta però, ribadisco, è un segno di debolezza del Pd. Vedremo prima o poi quale ruolo Conte vorrà ritagliarsi".

Secondo lei Conte dovrebbe prendere la leadership del Movimento o il dualismo Conte-Di Maio sfalderà i grillini?

"La figura di Giuseppe Conte è così anomala che fa da collante per il Movimento molto di più da fuori che da dentro. Oltretutto non è affatto chiaro che voglia schierarsi col M5S. Anni fa, anzi, disse che non ne avrebbe mai fatto parte. Questo mi ricorda una frase che disse Churchill agli europei: 'Noi siamo con voi, ma non siamo uno di voi'. Conte è con i Cinque Stelle, ma non è uno di loro e, finora, è stato molto bravo a tenere questa posizione. Personalmente credo che Di Maio non si contrapporrà a Conte perché non gli conviene".

E per Di Battista che spazio politico crede che ci sia?

"Mah. Che cosa può fare fuori dal Movimento? Un altro Movimento alternativo al M5S? Fino a oggi pare che abbia escluso questa ipotesi. In questo momento mi sembra che la sua sia una posizione ambigua. E’ un altro che deve decidere che fare in questo quadro così mutato".

Renzi ha vinto o ha perso?

"Io credo che Matteo Renzi, al di là della narrazione che sta facendo ex post, non abbia vinto. Per rivendicare il percorso fatto sta dicendo che il governo Draghi è merito suo. Questo è vero ma non credo che questo fosse il suo obiettivo originale. Secondo me voleva buttar giù Conte e avere maggior peso in un altro governo con un altro premier. Poi, questa cosa non è andata in porto e Mattarella ha virato su Draghi. Quindi, io credo che per Renzi sia stata una sconfitta, mentre per il Paese il nuovo governo è una buona cosa, almeno sulla carta. Draghi è sicuramente una persona che può fare molto se i partiti della sua maggioranza lo appoggeranno lealmente".

Cosa pensa della scelta della Meloni di andare all'opposizione?

"La scelta di Giorgia Meloni è una scommessa perché i sondaggi ci dicono che la maggioranza degli elettori di FdI apprezzano Draghi, addirittura più degli elettori grilllini. Nel Paese, nel mezzo della pandemia, c'è la consapevolezza che siamo in un momento drammatico e l'unità come dovere e l'amore per l'Italia che Draghi ha efficacemnte evocato sono valori importanti anche per gli elettori della Meloni. Lei ha compiuto una scelta rischiosa perché, se il governo Draghi funziona, lei resta dov'è.

Se, invece, non funziona, la Meloni sarà la destinataria dei voti di tanti italiani delusi e arrabbiati".

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