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La polizia smentisce Alfano: "A Ventimiglia il caos è vero"

Gli agenti della caserma Bligny replicano al ministro: il 7 maggio venne a fare passerella, poi zero soluzioni

La polizia smentisce Alfano: "A Ventimiglia il caos è vero"

Qui di Angelino Alfano non vogliono sentir pronunciare nemmeno il nome. Stanchi, anzi sfiniti, da questa vita, da queste condizioni di lavoro che non onorano il loro quotidiano impegno.

I poliziotti del commissariato di polizia di Ventimiglia, comandati dal vice questore aggiunto Saverio Aricò, non ce la fanno più. «Qui Alfano è meglio che non metta piede dicono alcuni di loro prima di prendere servizio , è già venuto il 7 maggio facendo chiudere tutto il centro per la sua passerella e ha visto in che condizioni versa la nostra caserma ma non ci pare che abbia trovato soluzioni da allora. Qui c'è bisogno di rifare tutto. Cade a pezzi. Ma a parte i bagni dove anche gli immigrati fanno regolarmente i loro bisogni e il locale fatiscente dove vengono ospitati per le soste tecniche, ricordiamo che un agente qui prende 1.250 euro al mese e 5 euro per ogni ora di straordinario. Quando ce li pagano. Il nostro contratto di lavoro è scaduto da 6 anni. E di un nostro collega morto qualche giorno fa non se ne ricorda già più nessuno».

Ore 7, si entra in servizio. Una sessantina di profughi (non in regola) vengono caricati su un pullman (il noleggio costa 18mila euro) e scortati da ben 25 agenti nei vari luoghi di destinazione. Ieri partivano per Arezzo, ad esempio, e poi Brindisi. Dieci agenti sono stati distaccati apposta da Bologna. E alla caserma Bligny di Ventimiglia, che ospita il commissariato, ogni giorno è sempre la stessa maledetta storia. «Non è vero quello che dice Alfano continuano gli agenti -. Quelle foto non si riferiscono ad un giorno eccezionale o a un frangente temporaneo di emergenza. Qua ogni giorno è così. In più, spesso per carenza di spazi, ospitiamo i profughi nel cortile, dove ci sono dei topi. E agli immigrati vengono fatte visite mediche superficiali, solo visive. La nostra salute non conta».

In fondo, il loro viaggio lontano da Ventimiglia non dura molto. «Di qui a una settimana sono di nuovo tutti qui dice Matteo Bianchi del Coisp Liguria -. È una immigrazione itinerante la loro». Il presidente nazionale del Coisp Franco Maccari, invece, invita il ministro a venire a usare i bagni del commissariato di Ventimiglia. «Il terribile vizio di Alfano è quello di mentire clamorosamente manipolando dati e numeri come un pessimo prestigiatore. Il ministro ha ripetuto, per l'ennesima volta, la sua cantilena a proposito di cose assolutamente inesistenti, mettendo come di consueto una sull'altra tante di quelle bugie da formare la solita montagna».

Ma i servizi degli agenti di Ventimiglia non si limitano alle scorte alle colonne di immigrati. Ogni giorno stazionano anche davanti al campo di accoglienza gestito dalla Croce Rossa italiana al parco Roja, quattro chilometri fuori dal centro. Qui oggi ci sono circa 400 profughi (ma ce ne sono stati anche mille), a colazione, pranzo, cena, alloggio e pure biliardino e lezioni di italiano. Liberi di entrare e uscire quando vogliono. All'ora dei pasti una fila infinita per mangiare, se ne stanno seduti per terra ad aspettare, o si sciacquano i piedi sotto una fontanella. «Abbiamo 60 moduli abitativi racconta il capo campo, Valter Muscatello , sei persone per modulo e due tende per altre 100 persone. Ogni giorno arrivano 100-120 persone ma altrettante ripartono. Stanno al massimo una settimana. L'80% dal Sudan, poi eritrei, egiziani, libici e siriani. Solo maschi. Vengono registrati, viene dato loro un ticket con codice a barre per usufruire dei servizi e via. Noi siamo in venti per turni di sei ore».

Le femmine e i bambini, invece, sono dislocati nella chiesa di Sant'Antonio, in pieno centro, gestita dalla Caritas. Stanzoni con materassi buttati per terra, bagnetti minuscoli e un cortile nel quale giocare. I pochi addetti fanno il possibile, ma non è facile controllare tutto.

Qui ci sono un centinaio di persone, in maggior parte egiziani e eritrei, e pure una bimba di appena sette mesi.

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