A Pompei troppo lavoro. Migliaia di turisti chiusi fuori per sciopero

Tremila in coda all'ingresso perché da due giorni il personale di vigilanza è in assemblea: "Siamo stanchi"

A Pompei troppo lavoro. Migliaia di turisti chiusi fuori per sciopero

Napoli - Due assemblee in due giorni. Oltre tremila turisti ad aspettare davanti ai cancelli degli Scavi Pompei, uno dei siti più visitati al mondo ma, anche uno dei peggio organizzati e fatiscenti, afflitto da crolli frequenti ma, anche dal fenomeno delle assemblee dei custodi e dei furti continui nelle case dell'antica città romana. Due ore e mezzo di attesa mercoledì e altre due ore e mezzo ieri. Pazientemente e disciplinatamente, francesi (soprattutto) e tedeschi, americani, asiatici e austriaci (e italiani, ovviamente) hanno atteso che una sessantina di custodi terminasse l'assemblea indetta dai quattro sindacati Uil, Filp, Unsa e Rsu, che la fanno da padroni nei siti, non solo di Pompei ma, anche di Ercolano, Stabia, Oplonti, Boscoreale. E, per fortuna che dopo due assemblee scatta lo «sconto»: oggi era prevista una terza assemblea ma è stata annullata dopo la decisione della Soprintendenza di anticipare all'11 novembre l'incontro, previsto per il 19. In agenda gli «enormi carichi di lavoro che il personale è costretto a sopportare», spiegano i sindacati ma, anche la paventata possibilità che il servizio di vigilanza venga privatizzato. Sotto una cappa plumbea gli stranieri che si recano a Pompei a portare denaro (non solo allo Stato) ma anche a ristoratori, albergatori, venditori vari, hanno trascorso il tempo leggendo libri, opuscoli sul sito dei loro sogni per il quale vale la pena affrontare viaggi di migliaia di chilometri, oppure facendo shopping.

Contenute le proteste, sempre garbate. Come quella di una coppia di turisti francesi, in luna di miele, che aveva deciso di visitare Pompei. «Un sogno lunghissimo, venire qui dove c'e' un pezzo di storia del mondo. Siamo disposti a rispettare le ragioni di questi lavoratori. Anche da noi si protesta ma senza coinvolgere l'industria dell'arte». Più insofferenti alcuni gruppi di tedeschi, giunti in taxi da Roma così come deluse le comitive di americani, arrivate a Pompei con dei pulmini noleggiati a Sorrento. A nulla è valso che ieri, il Soprintendente Massimo Osanna si recasse dai turisti in vana attesa per spiegare le ragioni dei disagi e per porgere le sue scuse. «Sono pretestuose le assemblee indette dal personale di custodia», ha poi detto Osanna. Ma, tra la Soprintendenza e i sindacati è guerra aperta ormai da mesi.

In questa guerra è entrato via tweet anche il Ministro della Cultura, Dario Franceschini. «Da quando sono ministro a Pompei sono arrivati 78 lavoratori per superare le carenze di personale e altre 75 arriveranno entro dicembre. Queste assemblee creano un danno incalcolabile alla immagine del Paese». Replica, sempre via tweet, uno dei leader della protesta, Antonio Pepe: «Il problema di Pompei, secondo il ministro, sarebbero le assemblee. A noi non pare: venga a vedere da vicino e a parlare con noi e si renderà conto». E, difatti, a parte tre visite di rappresentanza, Franceschini a Pompei non si è mai visto. Le quattro sigle sindacali chiedono una «riorganizzazione del servizio di vigilanza.

Quotidianamente, ai custodi in servizio sono assegnate fino a tre zone di guardia, equivalenti ad un'area di circa 35mila metri quadrati, pari al 31,2 per cento in più dei parametri di lavoro assegnati al personale in servizio in altri siti».

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