Porta i fiori dove è morto il figlio: multato

La pista da sci era chiusa, 50 euro di sanzione al padre. Inutile anche il ricorso

Matteo Basile La burocrazia non ha cuore. E nemmeno cervello. Colpisce, implacabile, scavalcando sentimenti e buonsenso e portando una multa là dove al massimo poteva starci una pacca sulla spalla o un abbraccio. Ricordare la scomparsa di un figlio per la polizia municipale di Cortina d'Ampezzo ha un prezzo: cinquanta euro. Che il padre del piccolo morto a 9 anni, colpevole di aver depositato un mazzo di fiori sul luogo dell'incidente, sarà costretto a pagare. Una beffa, dopo il più tragico dei danni.Andrea Rossato aveva 9 anni, era un bimbo che amava sciare e voleva provare a diventare un campione. Nel marzo del 2011 a Cortina d'Ampezzo un tragico incidente se lo è portato via. Una caduta sulle piste da sci, un colpo tremendo contro un albero e una famiglia distrutta dal dolore. Lo scorso anno Mauro, il padre, ha portato un mazzo di fiori nel luogo della tragedia, per ricordare il figlio nell'anniversario della sua scomparsa. Ma la pista, chiusa proprio dopo la tragedia, era stata interdetta al transito di chiunque. Così quando un agente in servizio sulle piste lo ha visto, implacabile, lo ha multato. A nulla è servito spiegare il perché della sua presenza e nemmeno raccontare che non aveva percorso la pista ma che ci era arrivato a piedi da una pista limitrofa. E non è servito nemmeno il ricorso intentato dall'uomo contro l'assurda sanzione di 50 euro. Ricorso respinto. Su quella pista, lui non poteva starci e quindi deve pagare la multa. E chi se ne frega dei sentimenti, del ricordo di un figlio scomparso e di una tragedia di quel tenore. Zitto e paga. E se vuoi piangere fallo in silenzio. Sia mai che disturbi qualcuno. «Ho cercato di spiegare che non avevo percorso la pista chiusa, ma ci ero arrivato da un'altra parte ma non è servito a niente - ha spiegato l'uomo, ingegnere di Mestre - Sapevo già che sarebbe finita così». Tanta intransigenza nei suoi confronti infatti non sarebbe soltanto colpa di un apparato burocratico miope e senza cuore. La colpa di Rossato sarebbe quella di non aver accettato l'iniziale versione dei fatti delle autorità che parlava di «tragica fatalità». L'uomo ha preteso indagini e giustizia, portando alla luce una verità diversa. Dopo indagini accurate, perizie e un processo, il presidente della società di gestione degli impianti di risalita e l'accompagnatore del piccolo sono stati condannati per omicidio colposo e la pista dove è accaduta la tragedia è stata chiusa per sempre. Era indicata come «azzurra», facile e adatta a tutti quindi, in realtà dai documenti risultava essere una «nera» a tutti gli effetti, ovvero destinata solo a sciatori esperti. E inoltre il salto che avrebbe fatto perdere l'equilibrio ad Andrea non era assolutamente segnalato. Il processo ha anche portato ad un risarcimento di circa 2 milioni di euro alla famiglia fatto che, lascia intendere l'ingegnere dalle sue dichiarazioni, avrebbe infastidito qualcuno in paese, portando all'intransigenza sul ricorso per la sanzione.

Il sindaco di Cortina Andrea Franceschi, ha preso subito le distanze dalla decisione: «Quella di negare il ricorso è stata una decisione presa in autonomia dal comandante dei vigili urbani di Cortina dopo aver ascoltato le controdeduzioni della Polizia di Stato. Né io né la Giunta abbiamo mai respinto alcun ricorso». Multa confermata quindi e tanti saluti al buonsenso. Nel Paese della burocrazia ricordare il figlio scomparso costa 50 euro.

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