Il portavoce del premier a spasso col segretario dem

Sensi a Milano al seguito di Renzi per la visita di Obama. Ma è stipendiato da Palazzo Chigi

Il portavoce del premier a spasso col segretario dem

Roma - Magari era in ferie, Filippo Sensi. Di certo non era a Roma ma a Milano, insieme all'ex premier Matteo Renzi, volato in Lombardia per l'arrivo dell'amico Barack Obama, al primo giro di danza italiano da ex presidente a stelle e strisce.

Il capo ufficio stampa e portavoce del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, invece, era lì per continuare a fare il «doppio lavoro»: dalla caduta del governo Renzi, Sensi infatti non ha mai smesso di prestare i suoi servigi al segretario del Pd, pur ritrovandosi confermato nell'incarico ufficiale - e ben retribuito - con un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri dello scorso 30 gennaio, mentre a occuparsi di Renzi nella corsa delle primarie era arrivato il parlamentare-giornalista Michele Anzaldi.

Però stavolta Gentiloni non era a Milano. Mentre Obama visitava il cenacolo e esordiva come conferenziere al Seeds and Chips, il premier in carica prima era in Emilia Romagna, a Crevalcore, sui luoghi del sisma di cinque anni fa, e il giorno dopo di nuovo a Roma. Al suo posto. Ma senza il suo portavoce. Perché Sensi, invece, nella due giorni milanese è tornato a curare la comunicazione per Renzi, facendo da tramite per i giornalisti che hanno seguito la trasferta lombarda di Obama e gli incontri dell'ex presidente Usa con l'ex premier italiano. Come detto niente di nuovo, visto che Nomfup ha continuato a gestire i gruppi Whatsapp che aveva creato per Renzi, restando una figura di riferimento per i giornalisti che seguono il segretario dem, solo che stavolta c'è anche quel dettaglio logistico, l'abbandono del «tetto contrattuale» per correre dal primo amore politico, gestendo il povero Gentiloni solo a distanza.

Così persino i tanti cronisti abituati all'intermediazione sensiana si sono stupiti di vederlo apparire non virtualmente ma in carne e ossa alla due giorni milanese. In fondo lo spin doctor renziano è pagato profumatamente - 170mila euro l'anno - con soldi pubblici per continuare a fare il suo lavoro per conto di Palazzo Chigi, e per quanto mediaticamente appetibili gli eventi milanesi erano decisamente estranei alle sue incombenze attuali. Per di più proprio a un incontro Renzi-Obama risale uno degli incidenti più rumorosi dell'esperienza da portavoce del Rottamatore di Sensi. Che al G7 bavarese di due anni fa, da bravo stratega della comunicazione social, immortalò Renzi in amabili chiacchiere su un balcone con il presidente statunitense per poi twittare la foto, che ritraeva però Obama mentre - apparentemente - pescava una sigaretta dal pacchetto che aveva in mano. Un problema non da poco per l'inquilino della Casa Bianca, che sosteneva ufficialmente di aver smesso di fumare dal 2009. Tanto che, subito dopo, Vladimir Putin atteso da una visita ufficiale nel Bel Paese si fece precedere da una raccomandazione affidata al suo portavoce, Dmitri Peskov, e diretta a Renzi e ai suoi: occhio alle foto inopportune.

Ma il passato è il passato, il presente è quello che è e il rapporto tra Renzi e Sensi è questione che riguarda il politico e il comunicatore, almeno nel rispettivo tempo libero: ognuno si sceglie gli hobby che preferisce, compreso il continuare a fare da spin doctor per Renzi.

Quello che riguarda tutti, invece, è appunto il contratto pubblico (firmato da Maria Elena Boschi lo scorso 30 gennaio) che vincola Sensi a Palazzo Chigi e al suo attuale inquilino, non al precedente, sfrattato dal referendum. Ma, appunto, magari Sensi era in ferie.

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