Coronavirus

Positivo fermato in treno. Arrivi vietati da 13 Paesi

Bengalese con febbre e tosse viola l'isolamento per 5 giorni: caccia ai contatti. Black list per entrare in Italia

Positivo fermato in treno. Arrivi vietati da 13 Paesi

La mascherina, almeno quella, ce l'aveva. Per il resto ha viaggiato lungo mezza Italia in treno come se nulla fosse, invece di starsene in isolamento fiduciario, chiuso in casa per 14 giorni, come gli era stato raccomandato all'aeroporto di Fiumicino, dove era atterrato il 23 giugno con un volo speciale proveniente da Dacca, prima che venissero bloccati, e dove era stato sottoposto al tampone. L'uomo, un bengalese di 53 anni residente in provincia di Roma, fermato mercoledì dalla polizia ferroviaria della capitale, è stato denunciato per violazione dell'obbligo di quarantena ed è ricoverato al Policlinico Umberto I. Ora è partita la caccia ai suoi contatti.

Uno dei tanti casi registrati nei giorni scorsi della comunità bengalese che hanno fatto impennare la curva epidemiologica nel Lazio, dove ci si aspetta nella valutazione settimanale ancora un valore Rt superiore ad 1 proprio a causa dei focolai di importazione come questo. La dimostrazione di come non ci si possa affidare alla responsabilità dei singoli per contenere i contagi. Per evitare di vanificare gli sforzi fatti finora, adesso che nel mondo la pandemia è nella fase più acuta, il ministro della salute Roberto Speranza, scegliendo una linea di massima prudenza, ha firmato ieri un'ordinanza che dispone il divieto di ingresso e di transito in Italia alle persone che nelle due settimane antecedenti hanno soggiornato o sono transitate in 13 paesi a rischio. Stop dunque a chi arriva da Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana. Sono stati sospesi anche i voli diretti e indiretti da e per questi paesi.

Questo per scongiurare episodi come quello del bengalese che, nonostante l'insorgere dei sintomi, come ha raccontato il Messaggero, ha viaggiato fino a Rimini con un taxi privato, per poi arrivare a Milano Marittima. Soltanto lì, a suo dire, si sarebbe messo in isolamento, anche se risultano altri spostamenti nella riviera romagnola. Nonostante nel frattempo la Asl gli avesse confermato la positività, il 7 luglio, giorno in cui scadeva la quarantena, il bengalese si è rimesso in movimento, cosa che avrebbe potuto fare soltanto nel caso in cui il tampone fosse risultato negativo. Il viaggio così è ripreso: da Rimini a Falconara, nelle Marche, fino a Roma, a bordo di treni regionali, dove il distanziamento è sicuramente meno rigoroso e dove non ci sono liste di passeggeri che aiutino a rintracciare i contatti. Alla stazione Termini le condizioni di salute del bengalese non sono sfuggite agli uomini della Polfer, che lo hanno fermato allertando il 118. In ospedale un nuovo tampone ne ha confermato la positività.

Ora è partita, tra non poche difficoltà, l'opera di tracciamento del servizio di indagini epidemiologiche della Regione Lazio per cercare di evitare che il focolaio riferibile alla comunità bengalese si allarghi. Degli ultimi 28 casi registrati ieri nel Lazio, ben 22 sono di importazione e 18 di questi hanno un link con i voli di rientro dal Bangladesh. L'ambasciata sta collaborando con le autorità italiane per rintracciare i bengalesi sbarcati a inizio giugno e sta spingendo i membri della comunità a seguire le indicazioni del governo italiano.

Se in una prima fase molti rifiutavano i tamponi e non collaboravano, adesso si registra una notevole affluenza nei drive-in della Asl a disposizione della comunità del Bangladesh per effettuare i test.

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