"Posso fare il deputato, ma non il sindaco, vi spiego l'assurdità della Severino"

Il deputato leghista Paolo Tiramani, sindaco di Borgosesia, sospeso già due volte per effetto della legge Severino, ci racconta il suo calvario giudiziario che dura ormai da più di 10 anni

"Posso fare il deputato, ma non il sindaco, vi spiego l'assurdità della Severino"

Il deputato leghista Paolo Tiramani, sindaco di Borgosesia in provincia di Vercelli, vive da dieci anni un vero e proprio calvario giudiziario, iniziato con le famose inchieste sulle spese pazze del consiglio regionale del Piemonte.

Onorevole Tiramani, ci può riassumere la sua storia?

"Sono stato indagato nel 2012 come tutto il consiglio regionale del Piemonte e rinviato a giudizio nel 2014. Ho effettuato un processo lungo due anni dal quale sono stato assolto con formula piena, come Roberto Cota e come Angelo Burzi, il quale si è suicidato per questa vicenda. In appello siamo stati condannati tutti e, poi, nel 2019, in Cassazione hanno annullato la nostra condanna. Due anni dopo abbiamo avuto un altro appello bis e siamo stati condannati. Ovviamente, farò un nuovo ricorso in Cassazione. Ormai sono passati dieci anni da questa vicenda per la quale mi sono stati contestati 12mila euro di rimborso. In primo grado, quando sono stato assolto con formula piena, si disse che le spese contestabili erano di circa cento euro e, quindi, fui assolto con formula piena anche per quelle poche cifre".

Quali conseguenze ha avuto a causa di questa peripezia giudiziaria?

"Questa vicenda mi è costata tantissimo dal punto di vista umano, professionale ed economico. Ho già restituito oltre 30mila euro con l’aggiunta di una maggiorazione del 30% per un totale di 40mila euro. In realtà i soldi contestati erano solo 12mila, ma io ho restituito anche quel che per la Corte dei Conti era lecito. In tutti questi hanno, poi, non ho potuto partecipare a concorsi pubblici, non ho potuto fare l’amministratore di una mia società privata e ho avuto tante altre limitazioni che durano da tanti anni. Quello che è incredibile è soprattutto la lungaggine del processo e gli effetti della legge Severino".

Perché?

"Già dopo l’appello fui sospeso una prima volta, vincendo però il ricorso al tribunale civile. Oggi, a quattro mesi da questa condanna e a due mesi dalle elezioni, il prefetto ha stabilito in maniera iniqua e discrezionale di sospendermi. In base a un principio di nebis inidem non avrebbe più dovuto sospendermi".

Tra due mesi ci sono le elezioni a Borgosesia. Lei perché ha deciso di non ricandidarsi?

"Non mi ricandido, né da sindaco né da consigliere o assessore perché, in caso di condanna in Cassazione, per effetto della legge Severino, ci sarebbe la decadenza di tutto il consiglio comunale. È un dispiacere che mi porto dentro, ma per il bene della mia comunità ho deciso di non candidarmi".

Eppure, secondo il prefetto, lei può fare ricorso...

"Il prefetto nella notifica mi ha scritto che posso fare ricorso. Ormai, però, mancano due mesi alle elezioni e, se faccio ricorso, mi fissano la prima data a mandato già scaduto. Per due mesi poteva non farmi questa ulteriore umiliazione. In questi cinque anni da sindaco ho gestito appalti da 25 milioni di euro, senza mai essere sfiorato da un’inchiesta e mi mettono nel tritacarne per degli scontrini da 12mila euro in due anni e mezzo (300 euro al mese) per una vicenda che risale a quando avevo 27 anni mi sembra assurdo, però, questa è la giustizi italiana".

Lei si sente colpevole?

"Io mi sento innocente come nel primo grado di giudizio perché, al netto di piccoli errori di cento euro, le altre spese erano comuni. Non mi si può chiedere a distanza di tanti anni con chi ero a cena oppure, se qualcuno mi avesse detto che gli alberghi non potevano essere portati a rimborso perché era reato, sicuramente avrei evitato. Sono, inoltre, contento che i colleghi liguri sono stati assolti, ma ormai è evidente che in Italia c’è una giurisprudenza confusa. Capita, infatti, che alcuni consiglieri di altre Regioni, per importi assai più elevati e per spese molto più pruriginose siano stati assolti, mentre altri hanno avuto un iter mortificante e di condanna".

Ma, quindi, secondo lei, ci sono state delle discriminazioni anche nelle sentenze?

"Sì, in Piermonte, i consiglieri regionali di sinistra come Monica Cerutti che aveva rimborsi molto più elevati dei miei è stata assolta. Sono contento per lei, ma il mio caso doveva essere trattato allo stesso modo. Un esponente di Rifondazione Comunista, Eleonora Artesio, che pagò un viaggio a Telaviv per un soggetto estraneo al gruppo. Tutte queste persone hanno avuto l’archiviazione o l’assoluzione. Molti esponenti di sinistra avevano spese uguali per le quali io, invece, sono stato condannato. Stesso albergo, stesso tom-tom, ma diverso trattamento".

Quali sono le altre storture della legge Severino?

"Un’altra assurdità della Severinoè che, per i pubblici amministratori, basta una condanna superiore ai sei mesi per essere sospesi e per decadere, in caso di condanna definitiva. Per i parlamentari, invece, il limite stabilito per la decadenza è avere una condanna superiore a due anni e un giorno. Tra deputati e amministratori locali c’è una disparità di trattamento che, nel mio caso, è palese. Io, in quanto parlamentare, mi posso ricandidare, posso fare il ministro o il premier, ma non posso fare il sindaco di un comune di diecimila abitanti dove sono nato e cresciuto. Questa la trovo un’assurdità".

Quali risvolti potrà avere questa vicenda?

"Premetto che è iniziata quando avevo 27 anni e che i miei rimborsi erano sempre certificati dall’economo del gruppo. Oggi, a 38 anni, pago ancora questa vicenda che probabilmente vedrà la sua fine tra un anno, in totale 11. Ma, in realtà, sono di più.

Se dovesse andar male, dovrò aspettare altri tre anni per avere la riabilitazione. Insomma, quasi 15 anni della mia vita, li ho trascorsi occupandomi di una questione ‘bagattellare’. Angelo Burzi, per la disparità di trattamento subita, si è suicidato".

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